Colaninno: “L’aumento delle materie prime frena la ripresa”

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L’Europa si è data grandi ambizioni, anche come tempistica

Ma questi traguardi devono essere coerenti con tutto il resto, alla luce dei risultati della Cop 26 di Glasgow, del rincaro dell’energia e delle materie prime, del ritorno dell’inflazione. Altrimenti rischiamo di avere costi industriali e sociali che metteranno a dura prova la transizione ecologica. Non vorrei che ambizioni utopistiche alimentassero nuove forme di populismo» sostiene Matteo Colaninno, 51 anni, deputato di Italia Viva e vice presidente del gruppo Piaggio.

Con «fit for 55» la Ue punta entro il 2030 al taglio del 55% delle emissioni rispetto al livello del 1990. Troppo?
«Il nostro governo insieme agli altri Paesi in sede europea, dovrebbe valutare tempi diversi per le piccole e medie imprese. Vedo il rischio di una corsa troppo accelerata in certi settori e filiere, penso all’automotive. L’Europa dovrebbe riflettere se questi obiettivi che ci siamo dati, nel breve termine producano anche disoccupazione e imprese fuori mercato. Il taglio del 55% delle emissioni entro il 2030 è un target molto stringente. Cominciamo a percepire campanelli di allarme sulla ripresa».

Le stime segnalano una crescita intorno al 6% nel 2021. Che cosa la spaventa?
«L’accelerazione della ripresa è positiva: all’inizio eravamo tra gli ultimi Paesi e ora siamo tra i più brillanti. Il +6 – 6,1% a fine anno è confortante, ma non dimentichiamoci che veniamo da -8,9%. Il rincaro dei costi delle materie prime, dell’energia, dei trasporti e della logistica mette a rischio la capacità di crescita del Paese nel momento in cui dobbiamo mantenere un ritmo robusto, anche per sostenere il debito.

L’aumento dei prezzi impatta soprattutto sulla manifattura e sulla filiera produttiva, riducendo ricavi e margini. Ci sono anche problemi di approvvigionamento dei componenti. A ottobre alcuni settori hanno già chiuso con il segno meno per le strozzature delle catene di fornitura. I costi delle materie prime incidono in media per il 60% sul, prodotto finale, questo si traduce in un aumento medio dei costi di produzione intorno al 30%. Prima o poi i rincari si scaricheranno sul consumatore».

Che cosa propone?
«Nell’ultimo Consiglio Ue l’Italia ha chiesto all’Europa maggiore indipendenza sulle materie prime, sull’energia, sul gas, immaginando uno stoccaggio europeo. Credo che sia la strada per evitare choc energetici futuri».

Giusto discutere di nucleare di nuova generazione?
«Dobbiamo mantenere un atteggiamento laico su tutte le innovazioni tecnologiche. Anche il nuovo nucleare va discusso senza ideologia e isteria, tenendo conto delle scelte fatte con il referendum dell’86 in termini di grandi rischi».