Comincia la crisi pensionistica in Europa

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Il governo olandese ha annunciato la necessità di incrementare il carico pensionistico di circa un terzo. Responsabili sarebbero le banche centrali che continuano a tenere i tassi di interesse in negativo.

Di conseguenza, i titoli di Stato (lo strumento di investimento principale dei fondi pensionistici) non sono più profittevoli. Sputnik vi spiega per quale ragione nella contingenza attuale a guadagnarci più di tutti siano Cina e Russia.
Il punto debole olandese

L’Olanda è stata la prima vittima della crisi pensionistica il cui imminente avvento è stato più volte oggetto di ammonimento da parte degli economisti. Il sistema pensionistico del Paese è considerato uno dei meglio coperti. Tuttavia, adesso sta affrontando un grave deficit di risorse.

Infatti, i fondi pensionistici olandesi sono tenuti a stimare in maniera rigida i rischi correlati agli asset acquistati. E la parte del leone di tali risorse viene investita in obbligazioni di Stato che sono sempre state uno strumento ideale di investimento a lungo termine grazie alla loro elevata affidabilità e ai rendimenti stabili e garantiti.

Tuttavia, la politica del QE della BCE ha fatto sì che i rendimenti dei titoli di Stato andassero in negativo. E oggi i fondi pensionistici stanno perdendo denaro.

“Abbiamo finanziato per lungo tempo il governo europeo e in risposta ci hanno promesso rendimenti negativi per i prossimi 30 anni”, queste le lamentele di Innes McKeand, responsabile degli asset dei fondi pensionistici.

“Per compensare la politica dei tassi bassi condotta dalla BCE, i contributi pensionistici andrebbero incrementati del 30%”, ha calcolato Shaktie Rambaran Mishre, presidentessa della Federazione pensionistica olandese che rappresenta ben 197 fondi. “In caso contrario circa 2 milioni di persone registrerà una riduzione delle prestazioni pensionistiche già il prossimo anno”.

Mishre ha osservato che un aumento delle contribuzioni pensionistiche susciterà il malcontento degli operai in età da lavoro i cui redditi diminuiranno. A tal proposito i sindacati olandesi stanno già organizzando scioperi e manifestazioni di protesta.
A caccia del rischio

La prospettiva di una crisi pensionistica si fa sempre più verosimile anche in altre nazioni. La settimana scorsa il Gruppo dei Trenta (una organizzazione internazionale che riunisce finanzieri ed economisti) ha osservato che il deficit di risorse necessarie per coprire le pensioni della popolazione in continuo invecchiamento nei 20 Paesi più grandi al mondo è pari a circa 16 miliardi di dollari. Tale deficit mette a repentaglio le pensioni di centinaia di milioni di cittadini dei Paesi avanzati.

“Ci siamo trovati in una situazione in cui i tassi di interesse sono negativi”, afferma Lex Hoogduin, professore presso l’Università di Groningen ed ex membro del direttivo della Banca centrale olandese. “Per i fondi pensione che garantiscono la stabilità finanziaria dei futuri pensionati ciò implica gravi problemi perché alla fine non si riuscirà ad effettuare il pagamento delle pensioni attese dai clienti”.

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Di fatto è svanita ogni speranza di un ritorno da parte degli enti regolatori a una politica finanziaria tradizionale. “Fra i partecipanti al mercato pensionistico vi è consenso sul fatto che in futuro ci troveremo a fronteggiare un ciclo di allentamento della situazione monetaria che di fatto è già cominciato quest’anno”, constata la banca russa Raiffeisenbank.

L’unica salvezza per i fondi pensionistici è penetrare nuovi e più rischiosi mercati alla ricerca di asset con maggiore rendimento. Ad esempio, in Svizzera hanno puntato sull’immobiliare.

Al riparo dai tassi negativi e dal calo dei rendimenti delle obbligazioni, i fondi pensionistici svizzeri quest’anno hanno investito nell’immobiliare il 24% del capitale sebbene pochi anni fa una quota normale di investimento in questo settore sarebbe stata il 10%.

Da un lato, questo garantisce un rendimento stabile derivato dal pagamento dell’affitto: infatti, il 60% dei cittadini svizzeri vive in immobili in affitto poiché per via dei prezzi elevati degli immobili non riescono a permettersene uno proprio.

La legge, tuttavia, permette ai fondi pensionistici di investire nell’immobiliare non più del 30% dei propri asset. Di qui a poco gli svizzeri raggiungeranno tale soglia e dovranno seguire l’esempio dei colleghi di altre nazioni: ossia, rivolgere lo sguardo ai titoli russi e cinesi.
Chi finanzia i pensionati?

Martedì scorso la Cina ha collocato obbligazioni nominali in dollari per il valore record di 6 miliardi. La domanda ha raggiunto comunque i 20 miliardi.

Poco prima Pechino aveva venduto obbligazioni di Stato per 4 miliardi di euro. In entrambi i casi i principali acquirenti sono stati i fondi pensionistici occidentali che hanno visto nei titoli cinesi un’ottima opportunità di investimento con un buon profitto. Anche i titoli di Stato russi sono molto richiesti. Ad ottobre la domanda dei titoli OFZ del Ministero russo delle Finanze ha superato di 2-3 volte l’offerta e a novembre gli investitori si sono rivolti anche alle obbligazioni corporate.

Stando ai dati della Borsa di Mosca al momento i non residenti investono in azioni di società russe circa 200 milioni di dollari a settimana. Buona parte di tali investimenti proviene dai fondi pensionistici.

Di conseguenza, l’indice del rublo della Borsa di Mosca ha battuto il suo record storico superando la soglia dei 3000 punti, mentre l’indice RTS ha subito un’impennata rispetto ai valori del 2013.

Gli esperti dell’hedge fund statunitense One River Asset Management osservano quanto sia paradossale la contingenza attuale. “Sorprende che al culmine del crescente conflitto tra Est e Ovest la politica delle banche centrali occidentali costringa i pensionati di tutto il mondo a finanziare il Partito comunista cinese e il Cremlino”, constatano.