Coronavirus, Bankitalia: “A imprese servono 50 mld di liquidità in più fino a luglio”

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Tra marzo e luglio “il fabbisogno aggiuntivo di liquidità delle imprese ammonterà a circa 50 miliardi”. Così Paolo Angelini, capo della Vigilanza della Banca d’Italia, in audizione in commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Con la crisi legata all’emergenza coronavirus i rating delle aziende potranno peggiorare “e sarà una cosa inevitabile”, ha poi aggiunto rispondendo alle domande della commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. “Le agenzie di rating lavorano di più quando le cose vanno male, ma fino ad ora sono state caute sul rating sovrano e anche su quello dei privati. Per alcuni i rating sono il male minore, per altri sono il male e su questo ancora non si è trovata una soluzione”, ha sottolineato Angelini affermando che “alla vigilia dell’epidemia il settore delle imprese era in condizioni finanziarie molto più solide rispetto al periodo precedente la grande crisi del 2008-2012”.

E prima dell’epidemia di coronavirus “le banche avevano compiuto significativi progressi nel risanamento dei bilanci, anche grazie alle riforme regolamentari e all’azione delle autorità di vigilanza”. “Il capitale di migliore qualità in rapporto agli attivi ponderati per il rischio era più del doppio rispetto al 2007, nonostante le ingenti perdite subite a seguito della doppia recessione”.

“I tempi necessari affinché le misure adottate dal governo divengano efficaci sono diversi a seconda della loro natura – ha detto ancora – Le misure relative alle moratorie a favore delle imprese sono efficaci già dalla fine di marzo. Il numero delle domande è potenzialmente molto elevato, ma non implicano adempimenti complessi”.

Inoltre, ha ricordato, il Fondo Centrale di Garanzia “ha il compito di gestire l’ampliamento delle garanzie pubbliche a favore delle Pmi” e “anche in questo caso è presumibile che il numero delle richieste sia molto elevato. In passato il Fcg ha mostrato buone capacità di far fronte a repentini aumenti di volumi operativi anche molto rilevanti, come ad esempio tra il 2008 e il 2009 quando l’ammontare dei prestiti garantiti raddoppiò. In questa circostanza l’incremento delle operazioni sarà verosimilmente molto maggiore di allora, ma la semplificazione delle procedure potrà contribuire a facilitare una gestione fluida del programma di aiuti”.

“Infine, se da un lato la Sace si troverà a gestire operazioni di natura diversa da quelle su cui ha raggiunto una comprovata efficienza, dall’altro gran parte dell’attività sarà concentrata presso le grandi imprese, il cui numero è relativamente contenuto. La task force congiunta si adopererà per chiarire le tempistiche, al fine di evitare inutili aggravi burocratici per la clientela e gli intermediari”, ha detto Angelini.

Quanto al rafforzamento del Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa, introdotto con le misure contro l’emergenza coronavirus, “dovrebbe contribuire a ridurre le tensioni finanziarie di fasce di mutuatari particolarmente esposte agli effetti negativi della crisi”. “L’incremento del contributo sul pagamento degli interessi sospesi rappresenta un miglioramento rispetto all’operatività precedente, in quanto il Fondo era tenuto a coprire solo la quota di interessi rappresentata dal tasso di riferimento, tipicamente l’Irs a 10 anni, che attualmente presenta valori prossimi allo zero”, ha aggiunto Angelini.