Coronavirus, Bonetti: “Pronto il congedo parentale: 15 giorni, anche per i papà”

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Da matematica quale è di formazione, la ministra renziana delle pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti conosce le regole per far quadrare i conti. A “La Stampa” racconta come da giorni, calcolatore alla mano, lavori a un intervento d’emergenza per sollevare gli italiani in prima e in seconda linea nella battaglia contro il Coronavirus, personale medico, genitori, disabili, anziani soli. Stamattina porterà il piano al tavolo del governo impegnato nella discussione del decreto legge.

Ministra, si sente parlare di voucher e congedi, mentre le aspettative crescono con l’emergenza. In cosa consiste esattamente la sua proposta per le famiglie?
«Si tratta di due misure parallele per rispondere a situazioni ed esigenze diverse come diverse sono le tipologie lavorative. L’obiettivo è quello di non discriminare nessuno, ma è evidente che urge un rinforzo straordinario per chi è chiamato oggi sulla linea del fronte come i medici, gli operatori sanitari e i ricercatori. Per quanto riguarda il congedo parentale, la mia proposta prevede 15 giorni ripartiti tra padre e madre in modo proporzionale per non sbilanciare il peso sulle donne. Nel caso di famiglie monogenitoriali dovrebbe essere riconosciuto il massimo all’unico presente e lo stesso dicasi per il coniuge di chi in ospedale copre senza sosta turni diurni e notturni».

Quindici giorni di congedo sono un bel po’. Come è arrivata a questa stima?
«Le scuole sono chiuse fino al 15 marzo ma il decreto ultimo è attuato fino al 3 aprile. Bisogna coprire almeno tre settimane, ci sono famiglie che sono già da tempo in difficoltà».

Fino a quale età dei figli può essere richiesto il congedo?
«Ho previsto di estenderlo a 14 anni, perché abbiamo capito che è una fascia ancora critica. Ovviamente nel caso si tratti di figli disabili non c’è limite di età».

I dipendenti avranno il congedo. E per quanto riguarda i lavoratori autonomi?
«La seconda tipologia d’intervento è il voucher: almeno 600 euro, che salirebbero a mille nel caso di operatori sanitari e di ricercatori, per coprire le spese di baby sitter e aiuti familiari. Chiederò che tutti i lavoratori possano usufruire di entrambe le agevolazioni ma dovremo fare bene i conti. È verosimile che i dipendenti possano scegliere tra il congedo e il voucher».

Cosa succede alle famiglie con persone non autosufficienti?
«Ho previsto il voucher, tanto per chi ha in casa un figlio o una persona disabile quanto per chi si occupa di anziani bisognosi di assistenza».

L’assegnazione del sostegno familiare funzionerà sulla base del reddito?
«È un’ipotesi. È probabile che la modulazione del congedo sarà in base al reddito. Il voucher no, ho chiesto che sia erogato a tutti».

Sono un sacco di soldi. Come e dove li troverete?
«Da Ministra della famiglia ho detto sin dall’inizio della crisi che si doveva intervenire pesantemente, sono consapevole che parliamo di misure onerose da coprire. Oggi vedremo con gli altri ministeri competenti, in particolare il Mef e la Ministra Catalfo. Mi rendo conto che gli interventi per la famiglia richiedono una parte grossa di quei 7,5 miliardi messi a disposizione originariamente ma poi ci sono anche soluzioni alternative come lo smartworking».

Il Coronavirus impone anche un’alterazione della routine di ciascuno di noi. Gli aiuti tamponano le difficoltà economiche ma come si fa con quelle esistenziali di chi deve lavorare in un limbo sospeso?
«L’home working è una soluzione che caldeggiamo, oltre a consentire ai genitori di stare a casa riduce la mobilità e il rischio di contagio. Se praticabile, potrebbe essere una scelta vantaggiosa rispetto al congedo e la relativa riduzione dello stipendio. Per le donne poi, è attiva da ieri una piattaforma gratuita realizzata con Google per l’educazione alle competenze digitali: un modo per utilizzare il tempo in casa e aggiornarsi. La casa può essere una possibilità ma non dimentichiamo le donne per cui rappresenta un incubo: per loro ho rinnovato la campagna contro la violenza domestica, cantanti come la Turci e la Mannoia mi aiutano a ricordare il numero 1522, sempre attivo».

Congedi e voucher sul piano nazionale. C’è qualcosa per puntellare le Regioni?
«A parte il pacchetto famiglia il mio ministero ha aumentato di 2 milioni di euro, da erogare alle Regioni, il fondo delle politiche familiari per far fronte al Coronavirus. C’è bisogno di tantissimo. Abbiamo stanziato anche 5 milioni extra per il fondo di garanzia e il credito per le piccole e medie imprese femminili, una delle filiere più colpite, dove serve liquidità».

Sta seguendo la crisi delle carceri? Pure lì ci sono famiglie.
«È un tema grosso e serio. Prima del Coronavirus avevo firmato con il ministro Bonafede un protocollo per valorizzare le donne detenute. Ora ci sono altre emergenze. Bisogna mettere in sicurezza gli operatori carcerari, i detenuti, i cittadini, bisogna privilegiare la salute ma deve esserlo anche il dialogo famigliare: giacché il contatto oggi è pericoloso andrebbero pensate alternative, video-colloqui, Skype».