CORONAVIRUS: LA REGIONE LOMBARDIA RIMBORSA IL TAMPONE FATTO PRIVATAMENTE

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CORONAVIRUS: LA REGIONE RIMBORSA IL TAMPONE FATTO PRIVATAMENTE, MA SOLO SE HA ESITO POSITIVO

ASTUTI E GIRELLI (PD), “È UN DISINCENTIVO, ESSERE GUARITI NON PUÒ ESSERE UNA COLPA”

L’Istituto Superiore di Sanità ha stabilito che se un cittadino effettua un test sierologico e questo è positivo, deve sottoporsi anche al tampone naso-faringeo, per essere certi che non sia ancora contagioso. La notizia di ieri è che la Regione Lombardia, nel recepire questa direttiva, ha stabilito che, nel caso in cui un cittadino effettui il test sierologico in regime privato e abbia esito positivo, rimborserà il costo dell’esame del tampone, ma solo in caso che anche quest’ultimo sia positivo. Questa indicazione è scritta nero su bianco nelle risposte alle domande più frequenti, sul sito della Regione (https://bit.ly/2AzJ3bB – sezione FAQ): “in caso di positività del tampone naso-faringeo” si legge, “il costo del tampone viene restituito al cittadino nei limiti di cui alla DGR n. 3132/2020 tramite le ATS”.

“Questa è l’ennesima prova che la Regione Lombardia non crede ai test diffusi e che persevera nella strategia sbagliata” dichiarano per il PD i consiglieri regionali Samuele Astuti e Gian Antonio Girelli. “È assurdo che un cittadino venga punito perché non è più infettivo, quando è proprio la Regione che, correttamente, chiede a chi ha un test positivo di sottoporsi anche al tampone. Il messaggio che la Regione dà ai cittadini che hanno avuto sintomi e che, pur chiamando i numeri verdi non sono stati visitati da nessuno, o quelli che devono tornare al lavoro a contatto con colleghi e con il pubblico, o a quelli che sono stati a contatto con persone malate, è che se vogliono proprio fare il test devono sapere che se lo devono pagare, e se per caso nel frattempo sono guariti, si devono pagare anche il tampone. È un disincentivo bello e buono, che nasconde forse la volontà di non far emergere la dimensione reale del contagio in Lombardia e il numero delle persone che non sono mai state raggiunte dal sistema sanitario regionale.”