Coronavirus, l’allarme di Burioni: “Non muoiono solo gli anziani”

0
48

Roma – Attenzione, “di coronavirus non muoiono solo gli anziani. Il paziente 1 ha 38 anni e in questo momento è in rianimazione in condizioni critiche. E anche il medico cinese di 31 anni non era anziano. Poi non dobbiamo pensare agli anziani come persone che sono in fin di vita”. A lanciare l’allarme è il virologo Roberto Burioni ai microfoni de I Lunatici, su Rai Radio2. “Siamo nel momento decisivo – spiega l’esperto -. Il virus è arrivato e si è diffuso senza alcun ostacolo fino a una settimana fa. Fortunatamente il focolaio di diffusione sembra limitato. Però questo è un virus molto contagioso. Pericoloso, perché manda un sacco di persone nei reparti di terapia intensiva“. Ecco perché, sottolinea Burioni, “dobbiamo fare di tutto per bloccarne, o comunque rallentarne la diffusione, così avremo tempo per allestire reparti per curare più malati, e non affollare troppo le terapie intensive. Bisogna fare di tutto per ostacolarne la diffusione, anche se costa qualche sacrificio”. Certo, sul lato della prevenzione – come ripete da settimane – il governo giallofucsia poteva sicuramente fare di più. “Noi per incomprensibili motivi non abbiamo messo in quarantena chi proveniva dalla Cina quando andava fatto, ora i cinesi mettono giustamente in quarantena chi arriva dall’Italia. Abbiamo ricevuto una bella lezione“, commenta il virologo.
“Non è la peste, ma neanche un raffreddore”

Il medico ribadisce che “il coronavirus non è la peste ma non è neanche un raffreddore, non prendiamoci in giro“. Burioni ci tiene a sottolineare che si tratta di un “virus che dà una sindrome respiratoria di una certa gravità. Che provoca la morte in casi piuttosto rari, ma non rarissimi, si parla circa dell’1% ma spedisce un sacco di persone in terapia intensiva”. Il problema, come evidenzia il virologo, è proprio quello dei posti letto a disposizione. Soprattutto se l’epidemia dovesse continuare ad espandersi con i livelli visti finora. “I posti in terapia intensiva sono limitati. È importantissimo in questo momento rallentarne la diffusione. Capiremo tra una settimana o dieci giorni se le misure prese in questo momento sono state corrette. Il che è ragionevole perché la malattia ha circa sei giorni di incubazione in media. Chi si infetta oggi si ammala tra sette-otto giorni”.
“Niente panico ma ci vuole maturità: dobbiamo evitare contatti umani”

Sul fronte della psicosi (più che giustificata in talune situazioni come nella zona rossa lombarda), Burioni commenta: “Ho visto un’iniziale reazione di panico ingiustificato. I supermercati svuotati mi hanno molto colpito, io non sono andato a svuotarli. Però allo stesso modo mi ha stupito il fatto che da due o tre giorni si dica che il pericolo è passato, si fanno gli happy hour in onore del virus. Non ci vuole il panico, ma serve maturità per assumere comportamenti che ostacolino il virus. Quindi – precisa – dobbiamo evitare i contatti umani, non dobbiamo darci la mano, abbracciarci e quindi dobbiamo tenere una certa distanza tra di noi. Bisogna evitare di andare in luoghi affollati che non siano indispensabili da frequentare. Non è il momento, ad esempio, di andare a una partita di calcio o a un concerto”.
“Se non fermiamo epidemia, morti e danni economici maggiori”

Per quanto riguarda il duro colpo inflitto all’economia, Burioni non ha dubbi: “Non possiamo dire che non ci interessa, c’è gente che sta avendo dei grandi danni economici, come chi ha alberghi, ristoranti e cinema. È una cosa che non va presa con superficialità. Ma in questo momento c’è un interesse superiore. Se l’epidemia non verrà fermata, potremmo contare morti e danni economici maggiori. Credo che lo Stato dovrebbe distribuire questo disagio, ovvero alcuni cittadini hanno dei danni gravissimi, altri meno. Spero che lo Stato aiuti chi è colpito”.
“Non si possono portare 50mila persone allo stadio, sarebbe favore a virus”

Infine un avvertimento che non si presta a interpretazioni: “Non si possono portare 50mila persone in uno stadio, si metterebbero in pericolo, facendo un grande favore al virus. In questo momento l’avversario è uno solo: il virus. Non dobbiamo fargli fare goal e quindi dobbiamo giocare in difesa. Dipende da noi, considerando che non abbiamo farmaci né vaccini”.

Adolfo Spezzaferro                                                                                                                                   fonte  https://www.ilprimatonazionale.it