Coronavirus nelle discoteche, Crisanti: “La mazzata arriverà con la scuola”

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“La chiusura delle discoteche è un bene, ma il vero problema per i contagi arriverà con la riapertura delle scuole”. E’ questo l’allarme lanciato dal virologo e professore ordinario di Microbiologia dell’Università di Padova Andrea Crisanti all’indomani della decisione del governo di chiudere tutti i locali notturni.

Quindi arriva a settembre il vero problema…
Basti vedere che l’ordinanza sulla chiusura delle discoteche e sull’obbligo delle mascherine all’aperto è valida fino al 7 settembre. Il governo vuole valutare la situazione circa una settimana prima dell’apertura delle scuole per capire come muoversi.
Ma che ne pensa di questa ordinanza, professore?
E’ un provvedimento che mette un po’ d’ordine, un po’ di chiarezza. Non si poteva andare avanti con le Regioni che facevano come gli pareva. Uno degli elementi importanti di qualsiasi comunicazione è la coerenza. Non può una Regione dire ‘apriamo’, l’altra ‘non apriamo’, un’altra ‘distanziatevi’, e così via. Questo ha creato nelle persone l’idea che non fosse serio, non fosse importante.
Ma le discoteche sono davvero un problema?
Sì, perché è difficile tenere il distanziamento, perché si entra in contatto con persone che non si conoscono, perché aumenta la respirazione con il ballo. Tutte condizioni perfette per aumentare la trasmissione.
Non è stato un po’ tardi chiuderle il 16 agosto?
Questo non posso dirlo. E’ chiaro che fino al 15 agosto il Covid ha circolato. In questo i mezzi di informazione hanno aiutato ad aprire gli occhi, facendo vedere in continuazione queste spiagge affollate, questa movida incontrollata.
E sulle mascherine all’aperto obbligatorie dalle 18 alle 6 è d’accordo?
Fa ridere…Come se il virus fosse a orario! Il governo doveva essere più coraggioso e predisporre l’obbligo durante tutto il giorno.
Serve davvero all’aperto?
Sì, in casi di assembramento sì.
L’aumento dei casi e la movida dei giovani sono veramente correlati?
Non necessariamente, nessuno può dirlo. Ma le due cose insieme non andavano bene: ovvero, se aumentano i casi, le discoteche sono il modo migliore per diffondere la trasmissione.https://video.tpi.it/video/suEcC0DR/embed/

Torniamo alla scuola…. Perché secondo lei andrebbe attenzionata di più?
Il discorso sulla scuola è impostato in maniera non corretta. E’ tutto basato sulla prevenzione passiva e basta….
Cosa intende?
Intendo i banchi con le rotelle e queste misure del genere. Quello che andrebbe fatta è la valutazione del rischio.
Ovvero? Lei al TPI Fest a Sabaudia ha parlato di un piano per la scuola in 4 punti.
Non c’è un piano serio per i possibili contagi. Per esempio andrebbe chiesta la vaccinazione antinfluenzale a tutti. Perché qua si rischia una confusione incredibile: ogni starnuto o tosse verrà scambiata per Covid e via ai test e a tutto il resto. Questo distrarrà tantissime risorse da quella che sarà comunque una bella sfida sanitaria, una lotta. Sarà inevitabile: ci sarà una commistione tra la febbre normale – che nelle scuole è sempre tantissima – e il Covid. Ma non è l’unica cosa che non va per le riaperture…

Cosa altro non le torna?
Beh, la storia delle temperature io la trovo veramente allucinante. Le sembra normale che 8 milioni di famiglie misureranno la temperatura da sole, a casa, con termometri diversi sotto l’ascella?! Questo è assurdo, non è serio.
Poi?
Altro errore: si sa che i ragazzi si ammalano meno, quindi la soglia della febbre a 37,5 non è adeguata. Andava abbassata la soglia quantomeno a 37. Ma il vero punto è non considerare i focolai.
Cosa intende?
Al momento i presidi devono accettare a scuola i ragazzi indipendentemente dai focolai. Invece, secondo me, dovrebbero avere la possibilità di impedire ai bambini o ai ragazzi che provengono dalle zone focolaio di andare a scuola e seguire in remoto con la didattica online.
Cioè chi proviene da una zona ad alto tasso di contagio, secondo lei dovrebbe rimanere a casa?
Senz’altro, perché potrebbe stare tranquillamente “bene”, ma essere asintomatico un bambino e cosi contagiare l’intera classe. Le faccio un esempio con Roma: se, per dire, Monteverde diventasse una zona focolaio da chiudere e alcuni bambini vano a scuola a Montesacro, il preside di Montesacro dovrebbe poter dire autonomamente, senza ordini del governo, a quei bambini di Monteverde di rimanere a casa.