Coronavirus, niente allarme, fidiamoci della scienza

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Tre pazienti in Italia contagiati dal Coronavirus, altri rientrati dalla Cina in stato di quarantena. Ma i numeri non sono da allarme e bisogna stare tranquilli. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, nei giorni scorsi ha informato il Parlamento dello stato della situazione. Lo ha fatto con tempestività e serietà.
Il ministro è venuto in commissione Affari sociali già lunedì, di sua iniziativa, dimostrando grande sensibilità con la consapevolezza che su questo tema l’informazione è davvero tutto. Questo mi pare un punto cruciale, che ho sottolineato anche nel mio intervento in aula, a Montecitorio, durante le comunicazioni del Ministro.
Purtroppo, come sempre capita in circostanze di allarme sociale, girano molte fake news. Credo che la principale esigenza, dentro questi snodi, sia quella di bonificare l’informazione da una serie di elementi che inquinano il clima. Attenzione alla messaggistica istantanea, ai social, alle notizie che si diffondono col passaparola, senza riscontri, da fonti non ufficiali.
Girano bufale sul cibo cinese, sugli abiti cinesi, sui giocattoli o sull’uso preventivo di farmaci. Una serie di fake news molto insidiose, che peraltro rimescolano un sentimento sgradevole di intolleranza culturale. Bella la foto del presidente Mattarella che va in visita in una scuola pubblica dell’Esquilino, a Roma, e si fa fotografare contento con bambini di tutte le etnie.
Non dobbiamo avere paura delle persone, non dobbiamo discriminare nessuno. Una cosa è la lotta al virus, un’altra è la discriminazione verso gli altri. Attenzione, quindi, a non trasformare un problema sanitario in una questione sociale. Attenzione alle notizie inventate, a quelle gonfiate, a quelle non riscontrate. Lì dentro si annida un virus che considero pericoloso quasi alla stessa maniera del contagio sanitario, il virus della disinformazione che genera allarme sociale, psicosi collettiva, comportamenti sbagliati che rischiano di innescare effetti paradossali, per cui si corre il pericolo che il danno arrivi non dal problema ma dall’attesa ansiosa intorno al problema.
Bene, quindi, il Ministro che con puntualità e rigore informa tutti su tutti i passaggi di questa vicenda, e lo fa in prima persona, fornendo dati precisi, diramando comunicati ufficiali, sottoponendosi a domande, non sottraendosi a qualsiasi tipo di confronto. Bene che ci sia una sezione dettagliata sul sito del Ministero della salute, e che si sia rafforzato il personale operativo per il numero di pubblica utilità 1500, e per un altro numero verde informativo appena attivato.
In Italia, come detto dal Ministro, il livello di cautela e di attenzione è più alto dell’allarme stesso.
Siamo tra i Paesi che hanno attivato spinte organizzative più elevate. Questo deve tranquillizzarci. Il lavoro che si sta facendo è molto serio e rigoroso. Sono attive le reti, c’è connessione tra organizzazioni, tra livello centrale e livelli regionali, c’è una task force insediata al Ministero e operativa 24 ore su 24 che coordina tutti gli interventi e tutti i livelli.
Siamo di fronte a un tema molto serio; l’attesa di impatto dell’epidemia è elevata, la diffusione globale può essere alta, ma il tutto va affrontato con attenzione senza spargere allarmismo. Non c’è emergenza ma c’è attenzione alta come se ci fosse: è una cosa positiva se gestita con equilibrio, con la corretta informazione.
Vorrei notare anche come questa vicenda ricordi a tutti noi la straordinaria importanza dei vaccini. Vorremmo oggi avere già a disposizione un vaccino per il coronavirus. Non lo abbiamo ancora, probabilmente lo avremo presto ma in ogni caso il virus, nelle fasi iniziali, è più veloce.
Ma quanto sono importanti i vaccini?
È la scienza a segnare la strada. È la conoscenza che ci protegge. La funzione storica dei vaccini in queste ore si evidenza in tutta la sua verità. Di fronte al rischio di una epidemia globale non vorremmo altro che uno scudo, e l’unico scudo è il vaccino. In questi momenti capiamo la scienza, la sua centralità, il suo valore, la straordinaria conquista che essa rappresenta per tutti noi.

Michela Rostan