Corsa per il Campidoglio: Calenda, ma a te, chi ti finanzia?

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Quello che finora abbiamo capito di Carlo Calenda è che nella sua lista per correre a Sindaco di Roma c’è la qualunque:

Giusto ieri ha fatto un nuovo acquisto. Non solo cascami degli altri partiti: ex renziani, ex boniniani, ex piddini, ora si è accattato anche certo Maico Cecconi, uno che fino a poco tempo fa bazzicava e idolatrava i capi bastone della destra nazionale Salvini e Meloni. Sul suo profilo social lo potete vedere, sorridente, abbracciato al fascio leghista Durigon, quello che vorrebbe intitolare un parco di Latina al fratello di Mussolini e rimuovere la targa in memoria di Falcone e Borsellino.

Questa è la bassa manovalanza del dandy pariolino Carlo Calenda che si candida a primo cittadino di Roma. Ci sono poi i piani alti della sua lista, popolati da imprenditori e professionisti, certo non da popolino, come quel tal Roman Pastore, un giovane di belle speranze uscito fresco fresco dalla scuola di formazione politica di Matteo Renzi in quel di Ponte Di Legno. Neanche candidato ha già fatto parlare di se: in una foto lo si è visto indossare un “misero” rolex del valore di qualche decina di migliaia di euro. Ma ciò che più ci strabilia della campagna elettorale di Calenda, è la sua sfarzosita’, e la prima domanda che si dovrebbe porre un cittadino elettore attento è: da dove provengono tanti soldi?

Chi sta finanziando superbone Calenda? Escludendo a priori che possa aver ricalcato la linea della Sindaca uscente Virginia Raggi, che accetta solo microdonazioni degli iscritti al M5S e si autofinanzia tramite cene sostenute dai suoi elettori e simpatizzanti, gente del popolo, è giusto domandarsi come fa, il pupillo di Luca Cordero di Montezzemolo, a potersi permettere una così tanto dispendiosa campagna elettorale. Una campagna chiaramente sproporzionata rispetto al neo partitino che lui rappresenta, Azione, che a livello nazionale è quotato al 3/4%Lungo le strade romane sfilano da tempo decine di Ape/calessini con la sua foto opportunity elettorale (mica carretti ma cabrio con gli interni in pelle); sempre da mesi, ormai, il suo faccione troneggia su centinaia di spazi bus e parapedonali; nella Capitale sono quasi 500 i suoi banchetti elettorali e ha ingaggiato un piccolo esercito di 1500 “volontari” che vanno spiegando il suo programma “porta a porta”. Per non parlare poi delle sue mega cene elettorali in location di lusso, delle manifestazioni etc, etc. Non occorre essere un genio per capire che dietro tutto questo c’è più di un benefattore che bazzica i piani alti di Confindustria e, almeno in parte, qualche farfugliata ammissione in tal senso, pressato da più parti, Calenda l’ha fatta.

Perciò, cittadini delle periferie, voi romani che mettete insieme a stento il pranzo e la cena, piccole partite Iva, micro imprenditori dell’urbe massacrati dalla pandemia, datevi una regolata quando, il prossimo ottobre, andrete a votare per il nuovo sindaco di Roma. Se a vincere fosse il dandy pariolino Carletto Calenda, non sarà a voi che dovrà rendere conto del suo operato una volta eletto, ma ai pescecani del capitalismo de noantri che lo stanno foraggiando. Sapevatelo.

(Roberta Labonia)