Covid, ‘no pass no job’: quali Paesi Ue chiedono vaccino per lavorare

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Niente vaccino contro il coronavirus, niente lavoro. Mentre in Italia ci si avvicina all’introduzione del green pass rafforzato obbligatorio per poter lavorare, nell’Unione europea c’è chi ha fatto da apripista e chi, nelle diverse declinazioni, pone condizioni o raccomandazioni.

La Francia, su tutti, dal 24 gennaio ha introdotto l’obbligatorietà, per chi lavora in esercizi aperti al pubblico, di presentare un pass che dimostri di aver completato l’iter vaccinale. Non è più possibile, quindi, ottenere un pass con un test negativo, come invece era stato deciso lo scorso 30 agosto. Dal 16 ottobre, inoltre, il personale delle strutture e dei servizi sanitari e medico-sociali deve dimostrare di aver adempiuto all’obbligo di vaccinazione per poter lavorare. Il telelavoro non sarà più obbligatorio, ma resta consigliato.

In Austria il passaporto sanitario è in vigore in tutti i luoghi di lavoro. Questo significa che per lavorare si dovrà dimostrare di essere vaccinati con almeno due dosi contro il Covid-19, di essere guariti o di avere un test negativo.

Test che le autorità mettono a disposizione gratuitamente. Nei luoghi di lavoro sarà comunque sempre necessario indossare mascherine Ffp2. Chi lavora in ambito sanitario, a contatto con anziani o con il pubblico, ha l’obbligo vaccinale. Nelle aziende potranno essere effettuati controlli a tappeto o a campione e in caso di violazioni i dipendenti pagheranno multe fino a 500 euro mentre i datori di lavoro si troveranno a sborsare per le sanzioni fino a 3.600 euro.

La Germania ha deciso di applicare la regola delle 3G sui luoghi di lavoro. Il che significa che solamente le persone vaccinate contro il coronavirus, quelle guarite o negative al test potranno lavorare.