Credo che Greta Thumberg pecchi (involontariamente) di ideologia

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A 16 anni tuttavia è comprensibile. Credo però che – comunque la si pensi – siamo di fronte a un fatto storico. Non lo si può negare. E nemmeno minimizzare. Sarebbe sciocco. Decine di milioni di ragazzi nelle piazze di tutto il mondo nello stesso momento sono un fatto clamoroso, sarebbe ottuso trascurarli. E anche irrispettoso. La protesta mossa da Greta è pre-politica e va oltre la politica, la supera. Quindi non è molto intelligente reagire con polemicucce caserecce e beghe da cortile di casa.

Credo tuttavia che la strada sia quella tracciata da migliaia di imprenditori negli ultimi anni: una produzione (perché non si può rinunciare alla crescita) sostenibile. Oggi l’impresa, le seconde e terze generazioni di capitani d’azienda sono in linea con certe sensibilità. La strada è anche quella intrapresa dalla nuove generazioni. Oggi gli Under 30 hanno abitudini diverse dalle nostre. Sarà stata la crisi economica del 2008, in cui il mondo occidentale non è più stato come prima, sarà una nuova cultura di massa che nel frattempo è nata, fatto sta che sono andati via via scemando gli status symbol di una volta (pensate ai motori o alle auto). La strada è anche quella di tanti over 30, di destra, centro, sinistra o di cui della politica non frega nulla, che stanno cambiando nel loro piccolo usi e costumi quotidiani.

Ecco, credo che senza fare troppa ideologia e prendendo le distanze dal manicheismo ambientalista, si può andare verso un mondo più sostenibile con naturalezza, senza estremismi e velleitari radicalismi, o senza teorizzare presunte e improbabili decrescite felici. Ed è compito della politica unire sviluppo e ambiente, fare sintesi responsabile, seria e pragmatica di quell’onda di decine di milioni di ragazzi. Altrimenti si lascia una prateria ai vecchi e soliti tromboni dell’ambientalismo ideologico, che con la scusa dell’ambiente vogliono solo minare lo sviluppo e la crescita.