CRITICITA’ NELLA SOSTENIBILITA’ DEI NOSTRI ECOSISTEMI

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Ieri la notizia della morte di centinaia di tartarughe della specie Lepidochelys olivacea sulle coste del Messico

Sono morte annegate e gli investigatori attribuiscono l’annegamento alla presenza di reti da pesca illegali o abbandonati al largo di questa spiaggia che costituisce una delle poche aree in cui la specie nidifica e si riproduce. E’ una specie classificata come vulnerabile dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), Nelle Marche circa un anno fa avevo osservato io stesso decine di tartarughe morte sulle spiagge marchigiane anche se non avevo potuto stabilirne le cause.
Oggi il Guardian riferisce che sulle coste nord-est dell’Inghilterra sono stati osservati migliaia di crostacei morti, principalmente granchi ed aragoste, che costituiscono una fonte di reddito importante per quelle regioni. L’industria della pesca locale, secondo ITV News Tyne Tees, sembra abbia riportato un calo del 95% nella cattura di aragoste e granchi negli ultimi anni. Le ragioni di questa moria sono in corso di indagine. Ma accanto a stragi visibili ce ne sono tante invisibili associate alla pesca illegale ed all’inquinamento locale o generalizzato di interi settori di oceano come quello verificatosi in seguito alle perdite di acque contaminate dalla centrale di Fukushima dopo il terremoto/maremoto che interessò larga parte del Pacifico occidentale. Ed in casi come questi è evidente come i prodotti della pesca vadano a finire sulle tavole di tutti noi, direttamente o indirettamente, malgrado i controlli più o meno severi delle autorità. Siamo responsabili della più grande estinzione di massa dopo quella del Cretacico ma sinora i grandi capi di governo della terra, che oggi si riuniscono a Roma, non sembrano preoccuparsi.