CROLLA L’INFLAZIONE, MA PURE LA NATALITÀ: CARRELLI E CULLE VUOTE

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Trittico di segni meno nella macroeconomia Italiana: va infatti aggiunto il dato del prodotto interno lordo in “crescita negativa” oramai dal 2011

Una Pasqua che dovrebbe portare con sé qualche buona notizia sul fronte della minore onerosità delle bollette, ma che dentro l’uovo non promette niente di buono al netto della passerella, non più ponte, che una parte significativa delle nostre famiglie si concederà per cercare di rinviare la gestione dei problemi a dopo il 2 aprile.

Il primo dato è quello dell’inflazione che sembra essersi stabilizzata al di sotto della soglia psicologica del punto e mezzo percentuale di variazione: una felice dinamica, verrebbe da dire. E invece no. Per due ordini di ragioni: perché, ciò nonostante, la Banca centrale europea di Christine Lagarde si ostina a non voler ridurre i tassi di riferimento, e quindi a lasciare elevato il costo del denaro, ritenendo la componente “core” ancora insidiosa; e perché un calo del livello generale dei prezzi riflette i minori consumi energetici domestici e aziendali (testimoniati dalla ridotta produzione industriale) e un più austero carrello della spesa nei supermercati.

La circostanza che la BCE tratti allo stesso modo, dal punto di vista delle politiche monetarie, economie nazionali a trazioni e velocità differenti, non depone a favore di una realtà vulnerabile come l’Italia, colpita dal calo del prodotto interno lordo in termini reali – perché non occorre una grande scienza algebrica per capire che una crescita del reddito nazionale dello zero virgola, cioè di qualche decimale, non bilancia una pur moderata inflazione – e dalla decrescita della natalità, fenomeno che sta colpendo pure la comunità immigrata della nostra società. In altri termini, anche i cittadini residenti di diversa nazionalità non sono più portati a mettere su o ad ampliare il proprio nucleo familiare.

Va da sé che il governo Meloni ha completamente sbagliato la strategia da quest’ultimo punto di osservazione: perpetuando gli stessi errori dei predecessori a palazzo Chigi che tendono a concentrare la gran parte delle agevolazioni, dei sussidi e degli sgravi dal terzo o dal quarto figlio in su, mentre per molte famiglie oramai la vera urgenza è quella di non riuscire più a fare fronte al concepimento e alla nascita del primogenito, situazione lasciata totalmente scoperta dal legislatore di qualsiasi colore politico.

Inoltre: le famiglie oramai tendono a parcellizzarsi in nuclei monopersonali, a seguito di separazioni, con conseguente aumento dei casi di povertà economica sopraggiunta ovvero di rientro nel contesto del nucleo originario oramai anziano titolare di risparmi o di pensioni.

Nel 2023 si sono contate 14.000 culle in meno al confronto con l’anno precedente, e che questo avvenga per la prima volta in un Paese a elevata vocazione immigratoria come l’Italia, solleva più di un punto di domanda su quanto potrà accadere da qui al 2030 sulla sostenibilità di tutta una serie di voci e di strumenti ereditati dagli ordinamenti degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.

Il governo Meloni, e il suo ministro Giorgetti, per il momento, si crogiolano sul successo delle aste dei BTP e sulla moderazione dello spread: ma potrebbero essere le vittorie di Pirro di un debito pubblico da rifinanziare ancora più massicciamente e di un ulteriore impoverimento del risparmio medio degli italiani orfani di una minima redditività sicura.

Ciò detto: buona Pasqua! E che non coincida con qualche strano significato del primo aprile.

Dir politico Alessandro Zorgniotti