Davigo: “Non ho divulgato i verbali di Amara, chi lo pensa è folle”

0
74
davigo

Ho fatto di tutto per mantenere segreti questi verbali. E’ folle pensare che possa c’entrare con la loro divulgazione

Non ho divulgato un bel niente. Sono rimasto basito per i fatti che sono accaduiti: se è stata la mia segretaria, non me ne capacito. Mi sembrava di assoluta affidabilità, era una funzionaria del Csm ed ha sempre avuto da tutti parole di elogio”. Lo ha detto a DiMartedì l’ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, a proposito della divulgazione dei verbali delle deposizioni dell’avvocato Piero Amara, e dell’indagine a carico della sua ex segretaria.

“Non è vero che ho mostrato i verbali a Morra” “Non è vero, al senatore Morra non ho fatto vedere nessun verbale. Lui ricorda male e dice cose fantasiose”. Così Davigo ha smentito di aver mostrato i verbali di Amara al presidente della Commissione Antimafia, come da lui riferito. “Io non ho fatto niente del genere – ha aggiunto – se uno lo prova ad affermare ne risponderà davanti a un giudice”. Quindi, quanto alle dichiarazioni rilasciate dal leader di Italia Viva Matteo Renzi sulla vicenda, Davigo ha replicato: “Penso che Renzi avrà ulteriori notizie dal mio avvocato, ne ha già avute”.

Regola è informare Csm, modalità possono essere derogate ”Le cose vanno valutate alla luce della concreta realtà. La circolare del Csm è scritta per i casi ordinari non per i casi eccezionali come questo. Il risultato è quello di farlo avere al Comitato di presidenza. Spedirlo per posta? Tutte le altre amministrazioni che trattano segreti, come Difesa, Esteri e Interni, usano particolari procedure come area riservata, materiale classificato. L’amministrazione della Giustizia non ha niente di tutto questo. Credo che mandare una roba di questo genere per posta sarebbe stata una follia.

Bisognava parlare di persona. La regola è informare il Consiglio, le modalità per ragioni importanti possono essere derogate. L’importante era informare il Consiglio”. Così Piercamillo Davigo sui verbali consegnatigli dal magistrato milanese Paolo Storari. “Storari – aggiunge – voleva mettersi al riparo dai guai perché se la sarebbero presa con lui se l’iscrizione non avveniva, in secondo luogo io non gli ho detto ‘tira fuori o nascondiamo qualcosa’ ma informiamo il comitato di presidenza che è l’organo che poi deve decidere il da farsi.

Non era possibile attivare una pratica immediatamente per una ragione semplicissima, perché nelle dichiarazioni erano indicati come appartenenti a questa associazione segreta due componenti del Consiglio. Si sarebbero dovute convocare commissioni e consigli escludendo queste persone per la necessità di mantenere il segreto. Tanto che nessuno dei componenti del comitato di presidenza, compreso il procuratore generale (Salvi ndr) si è sognato di dirmi di formalizzare”.