DELOCALIZZAZIONI, CONTE SULLE CRISI AZIENDALI HA LE IDEE CHIARE

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Sulle crisi aziendali il leader del M5S ha le idee chiare. Giuseppe Conte, che mercoledì era ai cancelli della Gkn di Campi Bisenzio, fissa tre priorità per risolvere le crisi.

▫️Primo: introdurre il decreto “delocalizzazioni” in modo da costringere le imprese che intendono decentrare le produzioni a seguire percorsi ordinati, nel segno della responsabilità sociale. Provvedimento, in cui chiarisce, “non deve prevalere la volontà punitiva nei confronti di un’impresa perché questo rischierebbe di allontanare gli investitori”.
▫️Secondo, va riformata la normativa sull’amministrazione straordinaria delle grandi imprese, alla luce della esperienza accumulata.
▫️Terzo, bisogna lavorare a un grande piano nazionale per facilitare progetti di salvataggio delle imprese da parte degli stessi lavoratori (workers buyout), che, “come l’esperienza insegna”, sono i più profondi conoscitori della realtà aziendale e anche i più motivati a perseguire la continuità: vanno solo incentivati con vari strumenti che vanno dall’accesso agevolato al credito all’anticipo dei sussidi per la disoccupazione e dei Tfr, e altri ancora.
Per quanto riguarda invece i dati che indicano che il mercato del lavoro ha rialzato la testa, Conte li spiega con le misure di cassa integrazione Covid e il blocco licenziamenti introdotte quando lui era a Palazzo Chigi. Una linea che si è rivelata “efficiente ed efficace” che “sta dando dei frutti”: “abbiamo preservato il tessuto non solo produttivo ma anche sociale del Paese”. E l’Inps gli dà ragione. Nei primi sei mesi dell’anno, secondo l’Osservatorio Inps sul precariato, le assunzioni a tempo indeterminato sono state 552.440, il 16,63% del totale (vanno poi aggiunte le trasformazioni).
Anche grazie al blocco dei licenziamenti in vigore per tutte le imprese fino a giugno il saldo tra entrate e uscite è stato comunque positivo anche per i contratti a tempo indeterminato per 118.694 unità.

L’Istituto guidato da Tridico sconfessa poi la narrazione secondo cui il Reddito di cittadinanza ha scoraggiato le assunzioni di stagionali. Nei primi sei mesi dell’anno i contratti stagionali sono stati 495mila, a fronte dei 293mila dei primi sei mesi del 2020 e dei 483mila dello stesso semestre 2019. A giugno sono stati 246mila, ovvero 80mila in più rispetto al giugno 2020 e 70mila rispetto al giugno 2019.

Marco Fumagalli M5S Lombardia