Di Battista: “I migliori? Sì, a darsi alla macchia!”

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L’apostolo delle élite – trasformatosi in un baleno in un novello Vittorio Emanuele III in cerca della sua Brindisi sul colle più prestigioso di Roma – non parla da 16 giorni.

Tace sperando che il silenzio lo avvicini al Quirinale. Tace per paura di dire altre corbellerie (tipo che la finanziaria è stata potente, che l’economia è ripartita o che “chi ha il GP ha la garanzia di stare tra persone non contagiose”). Tace perché di “politica” e di “economia reale” capisce poco o nulla. Crede che il miglior modo per salvarsi (ovvero ricevere l’agognata promozione sul campo, posto che l’Italia è stata trasformata in un campo di battaglia) sia occuparsi esclusivamente dei no-vax (pochi, grazie a Dio, rispetto alla stragrande maggioranza dei paesi europei), i “nemici” perfetti per un establishment che ha approvato leggi salva-ladri, che spinge per la privatizzazione dell’acqua, che ha pensato che nucleare e trivellazioni siano parte integrante della transizione ecologica, che non ha fatto nulla per contenere i contagi (zero aule nuove, zero potenziamento autobus, smart-working ignorato per mesi).

Oggi che l’Italia sta passando il suo momento peggiore (record contagi, confusione tra cittadini, caro-bollette, caro-carrello, conti bancari prosciugati da due anni di pandemia, code da terzo mondo per un tampone, speculazione sul prezzo dei tamponi) lui tace e manda avanti il fido Brunetta, lo stesso che ricevette in anteprima la letterina della BCE con i compitini poi realizzati da Monti e Fornero. Milioni di italiani costretti ad ascoltare Brunetta. E’ l’Italia dei migliori, d’altro canto. Sì, a darsi alla macchia!