Di Maio: nessun riscatto per Silvia Romano

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Per il ministro degli Esteri si è riversato tanto odio nei confronti della cooperante, ma sicuramente “Silvia non si deve scusare con nessuno”.

Intervistato a Che tempo che fa su Rai2, il titolare della Farnesina Luigi Di Maio ha affermato di aver seguito l’operazione per la liberazione della giovane cooperante, rapita in Kenya un anno e mezzo fa e finita nelle mani di un gruppo jihadista somalo. Ha ancora una volta negato il pagamento di un riscatto.

“Ribadisco che non mi risulta un riscatto, altrimenti avrei dovuto dirlo”, ha ribadito il capo della diplomazia italiana.

Di Maio ha poi elogiato i genitori di Silvia Romano, rilevandone in particolare la dignità dopo la valanga di insulti alla figlia per la conversione all’Islam, arrivati anche da Montecitorio.

“Hanno dimostrato grande dignità nonostante la valanga di odio e rabbia: sono convinto che l’Italia non sia quella minoranza che si sta rivolgendo in modo osceno”, ha affermato Di Maio, aggiungendo che “l’Italia non è chi la insulta, l’Italia è molto altro. L’Italia è un paese migliore.”

Proprio agli italiani il ministro degli Esteri ha chiesto di fare quadrato attorno alla giovane, vittima di “attacchi strumentali e propagandistici”.

“Alla parte sana del Paese chiedo di difenderla”, ha dichiarato, aggiungendo che la giovane cooperante “non si deve scusare con nessuno se ha sorriso quando ha rivisto l’Italia e la sua famiglia”.
Blitz nella sede della onlus Africa Milele

Dopo il rientro a casa, durante l’interrogatorio a cui è stata sottoposta, Silvia Romano ha puntato il dito contro la Onlus con cui si è recata nel villaggio di Chakama, in Kenya, accusando i responsabili di averla lasciata sola in una zona in cui in passato erano stati registrati attacchi contro occidentali. Anche la famiglia della giovane ha chiesto di andare in fondo nella vicenda per capire se si sarebbe potuto evitare il sequestro.

Venerdì scorso la Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni nella sede della onlus Africa Milele, mentre i carabinieri avrebbero registrato materiale e dati informatici dei computer in possesso della Onlus. Il controllo è finalizzato a verificare le condizioni di sicurezza in cui si trovava la giovane cooperante al momento del rapimento.