Diritto studio Università. Assessore Rizzoli: ministro Fioramonti penalizza Lombardia

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“Nella sua intervista al Messaggero, il ministro Fioramonti sulle differenze territoriali del sistema universitario italiano sbaglia almeno due volte, perché colpisce sia gli Atenei, per il suo riferimento al loro finanziamento con il Fondo di Finanziamento Ordinario, sia gli studenti, perché non considera le gravi sprerequazioni nella distribuzione del Fondo Integrativo Statale per il finanziamento delle loro borse di studio”. Lo ha affermato l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Melania Rizzoli, intervenuta in Consiglio regionale a proposito della mozione presentata in merito all’intervista rilasciata dal ministro per l’Istruzione, Università e Ricerca Lorenzo Fioramonti al quotidiano romano.

“Per quanto riguarda la proposta del ministro di istituire un ‘Fondo perequativo’ per ridurre le differenze tra Nord e Sud, innanzitutto dico che non dovrebbe mancare la correlata analisi di come siano, a oggi, distribuite le risorse – ha spiegato Rizzoli -, perché negli ultimi 3 anni il numero di studenti iscritti nelle Università del Nord Italia è aumentato del 15 per cento: il solo Politecnico di Milano ha incrementato i propri iscritti rispetto al 2008 del 23,70 per cento. Allora riceveva 5.553 euro per studente iscritto. Nel 2018, invece, ha ricevuto solamente 4.545 euro per studente iscritto. Nel frattempo, l’Università di Palermo, maglia nera tra i grandi atenei, dopo aver perso in 10 anni il 30,8 per cento degli iscritti, è stata premiata dal Miur e ha visto una crescita delle risorse non indifferente, passando dai 4.370 euro per studente del 2008 ai 4.938 del 2018”.

“Il problema, dunque – ha detto ancora Rizzoli – risiede nelle modalità stesse di finanziamento degli atenei. Dei 7,45 miliardi del Fondo di finanziamento ordinario, la principale fonte di risorse per le Università italiane, soltanto il 20 per cento è assegnato a ‘costi standard’. Se si osserva con attenzione la tassazione universitaria rispetto al reddito, si vede come il contributo massimo presso l’Università di Bari sia 1.000 euro e in un’Università come l’Università degli Studi di Milano 4.000 euro. Questo significa che ad esempio, a parità di reddito, il figlio di un professore universitario non paga le stesse tasse universitarie al Nord e al Sud”. “Per quanto riguarda il Diritto allo Studio – ha proseguito l’assessore regionale -, voglio ricordare al ministro Fioramonti che la nostra regione accoglie nelle proprie Università, ogni anno, un numero enorme di studenti fuori sede, studenti meritevoli che rappresentano il 46 per cento dei beneficiari delle borse di studio. In un contesto regionale in cui il numero di studenti universitari e` cresciuto fino a raggiungere le 300mila unita` e dove il fabbisogno per le borse di studio cresce di anno in anno al ritmo di 9 milioni di euro, e` semplicemente inaccettabile che il ministero dell’Istruzione abbia ridotto i suoi trasferimenti a questo titolo, che sono passati, in breve tempo, da 23 a 16 milioni di euro”.

“””Questi soldi non ci mettono in condizione di garantire la borsa di studio a tutti gli studenti – ha rimarcato l’assessore Rizzoli – e ci umiliano a livello nazionale dal momento che le risorse che ci vengono assegnate sono uguali a quelle della Regione Calabria dove invece la popolazione universitaria e` pari a un sesto della nostra. Questa e` una oggettiva ingiustizia”.

L’Università` nel suo complesso, come ci ricorda l’Ocse, necessita` di maggiori finanziamenti. L’Italia investe in media 9.352 euro per ogni studente universitario mentre la media Ocse e` pari a 13.125 euro. “Stiamo parlando di miliardi di euro – ha sottolineato l’assessore – che, ogni anno, lo Stato manca di investire nel sistema universitario nazionale. Questo e` il terreno sui cui si formano e acuiscono le diseguaglianze”.

“E allora mi domando – ha concluso l’assessore Rizzoli -: perché´ un ragazzo calabrese deve scegliere se rimanere nella propria regione, magari frequentando una università` non all’altezza dei propri talenti, solo perché´, trasferendosi nella nostra regione, rischia di non poter accedere alla borsa di studio? E` un sistema giusto questo?”