Discarica abusiva nell’ex Snia «Da giugno al via la rimozione»

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Montagne di «balle» di pattume pressato accatastate una sopra l’altra Duemilatrecento tonnellate di spazzatura stipate in due capannoni. Era l’agosto 2018 quando i carabinieri trovarono una maxi- abusiva nell’ex Snia. Una scoperta choc che lasciò turbata un’intera città. Dopo una serie di incontri con il prefetto di Monza, Patrizia Palmisani venerdì mattina il sindaco, Filippo Vergani, ha avuto un nuovo incontro con i proprietari dell’area dove si trovano stipati i rifiuti: «Dopo anni di lavoro per riuscire a risolvere questo problema – spiega Vergani – finalmente ci sono le condizioni per ritenere che, a partire da giugno, dovrebbe iniziare l’iter di rimozione, ed entro l’estate i rifiuti abusivi dovrebbero essere portati via». La complessa rimozione sarà affidata a un’azienda speciale sotto la vigilanza dell’Ats dei tecnici di Regione Lombardia, della prefettura di Monza e la Direzione per i rifiuti e l’inquinamento del ministero dell’Ambiente Le operazioni saranno attuate in concomitanza con l’avvio di una prima bonifica complessiva dell’area I costi – come richiesto dal Codacons – saranno a carico dei proprietari dei capannoni. Sono state undici le persone arrestate dai Carabinieri forestali, per uno dei casi di inquinamento urbano più gravi avvenuti in Lombardia. Ma come sia stato possibile abbandonare duemilatrecento tonnellate di rifiuti nell’ex Snia di Varedo, resta un mistero. Le montagne di pattume furono scoperte all’inizio di agosto 2018. E – secondo una ricostruzione delle forze dell’ordine – furono depositate in un periodo di tempo piuttosto limitato: poco più un mese. Le settimane del cuore dell’estate quando la città era semivuota e molti varedesi erano in vacanza. Ma alcuni residenti, che vivono nei dintorni della porta di ingresso al confine tra Varedo e Limbiate, hanno raccontato di «un interminabile viavai di decine camion che entravano e uscivano dai cancelli aperti». Il traffico di automezzi era particolarmente intenso nei fine settimana. Le indagini della Procura di Como e della Direzione distrettuale antimafia hanno puntato l’attenzione su un’impresa specializzata nello smaltimento di rifiuti che ha operato nella provincia di Como. Le persone arrestate, tutte operanti nel settore dei rifiuti, erano connesse allo stesso giro illecito che emerse dopo il rogo della discarica di Corteolona (Pavia). Attraverso una struttura composta da impianti autorizzati e complici, trasportatori compiacenti, società fittizie intestate a prestanome e documentazione falsa, un’enorme quantità di rifiuti urbani e industriali provenienti da impianti campani sarebbe finita in capannoni abbandonati del Nord Italia o interrata in Calabria. Una parte di questa spazzatura fu scaricata nell’ex Snia.