Dpcm, Zaia: “Non siamo stati ascoltati, è un testo preconfezionato”

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“Anche questa volta non siamo riusciti a costruire un provvedimento con il governo”. Lo dice, in un’intervista al Corriere della Sera, il governatore del
Veneto Luca Zaia che spera ancora “in un ripensamento in zona Cesarini” ma non nasconde una certa delusione: “Pensavo che si sarebbe potuto lavorare insieme”.
“Il governo ci convoca, arriva un testo preconfezionato, lo approvano. La nostra voce, non c’è” spiega Zaia.

Se “tutti i presidenti di Regione, con firma di Bonaccini, hanno avuto da ridire, una ragione ci sarà. Per me, il sistema migliore è il lavorare su bozze. Io la bozza l’ho ricevuta ieri alle 2.30 del mattino con la richiesta di un parere entro ieri a mezzogiorno”.

“La salute viene prima di tutto, il Covid non è uno scherzo e ricordo che io pur essendo in zona gialla ho adottato autonomamente provvedimenti restrittivi unici a livello nazionale. Dunque sentire tutte queste voci sull’irresponsabilità delle regioni, un po’ mi stupisce” prosegue il governatore.

Tra i punti che i governatori contestano del decreto “il divieto di uscita dai comuni il 25, il 26 e il primo gennaio senza deroghe. Penso agli anziani: sono
da tutelare al massimo, ma nei comuni piccoli saranno in casa da soli a vedere in televisione gli assembramenti nelle città. Se il presupposto è la sanità pubblica, il confronto tra un comune di poche centinaia di abitanti e uno da tre milioni come Roma, non regge”.

Mentre nel decreto manca “una dichiarazione di guerra agli assembramenti di ogni genere e specie. In maniera sistematica, cosa che di certo non facciamo chiudendo i confini comunali tre giorni”.