Duecento euro, pochi e non per tutti

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ROMA PALAZZO CHIGI SEDE DEL GOVERNO FOTO DI © FRANCESCO GARUFI/SINTESI PALAZZO CHIGI, THE ITALIAN GOVERNMENT BUILDING

Un lungo elenco di lavoratrici e lavoratori, pur avendo diritto a ricevere il bonus una tantum di 200 euro a luglio in busta paga, rischiano di non averlo per questioni tecniche. Meglio: per come è stata scritta la norma.

Per questo la richiesta forte che arriva dalla confederazione di Corso d’Italia, è quella di emendare il testo del decreto per scongiurare il pericolo. Questo il cuore della audizione di Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil, di fronte alla Commissione Bilancio della Camera dei deputati sul decreto legge Aiuti, quello che contiene una serie di misure per sostenere cittadini e cittadine colpiti dall’aumento dell’inflazione e del prezzo dell’energia.

“Positivo e importante l’aumento delle risorse a 14 miliardi circa, ma riteniamo che per fronteggiare l’impennata inflattiva e il peggioramento delle condizioni materiali di lavoratori e pensionati siano misure ancora troppo limitate, sarà quindi indispensabile integrarle e potenziarle soprattutto per sostenere le fasce più deboli della popolazione”.

Così ha esordito la dirigente sindacale, sottolineando come la non occasionalità delle difficoltà che colpiscono lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, avrebbe consigliato d’individuare strumenti non una tantum, corrispondenti a un principio di progressività rispetto ai redditi. Non solo: Fracassi ha sottolineato che il perdurare della crisi determinata dalla guerra russo-ucraina inevitabilmente dovrà portare a interventi più strutturali e duraturi, soprattutto a favore delle fasce di popolazione più fragili. Ovviamente la strada maestra rimane essere quella fiscale.

Il decreto però indica in un bonus di 200 euro che le aziende, in quanto sostituto d’imposta, dovranno erogare a luglio a favore di lavoratori e lavoratrici entro i 35 mila euro di reddito annuo lo strumento individuato dal governo. Allora Fracassi, pur sottolineando che la Cgil ritiene altri strumenti più adeguati, sottolinea: “Il bonus di 200 euro non è esattamente ciò che chiedevamo, vale a dire la restituzione del fiscal drag, anche attraverso l’indicizzazione delle detrazioni, una decontribuzione più estesa e più generosa verso i redditi bassi, l’estensione di beneficiari e importo della quattordicesima mensilità.

Ha una progressività molto limitata, ma soprattutto – ha evidenziato Fracassi – riscontra alcuni problemi con la definizione della platea. Vi sono una serie di lavoratori che rischiano di esserne esclusi, ad esempio: lavoratori saltuari, precari, collaboratori, lavoratori domestici, dello spettacolo, autonomi senza partita Iva, in part-time verticale ciclico, o coloro che per varie ragioni non hanno potuto fruire della decontribuzione o chi non ha un numero sufficiente di giornate per accedere a prestazioni di sostegno”.

“Questa misura – ha aggiunto – è un ibrido. Tiene insieme misure fiscali, assistenziali e misure che sembrano prestazioni sociali, se non verrà definita con precisione la sua natura, la norma rischierà di escludere alcuni lavoratori, e paradossalmente quelli più fragili”.

Roberta Lisi