È come un ergastolo col contagocce

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Un sequestro di persona in stile mafioso, una vile e infame prova di strafottenza nei confronti del diritto, della dignità, della vita.

L’Egitto e la sua élite criminale non temono le deplorazioni di cartapesta dell’Italia, non tremano per le telefonate del ministro Di Maio, non mostrano alcuna considerazione per i turbamenti del Governo Draghi, ridono di quel voto parlamentare che invoca la cittadinanza italiana per Patrick Zaki.
Per Zaki ancora galera, galera senza mai potersi difendere, galera perché non ci si può difendere dall’accusa di essere un ragazzo innamorato della libertà.
L’Egitto non teme niente perché ha già avuto tutto da noi.
Gli affari, i commerci, gli appalti e soprattutto la vendita delle armi: questa è la prosa del pragmatismo mercantile che domina il mondo.
Per la poesia dei diritti umani oggi non è un buongiorno.
Come ieri, come tutti i giorni.
Non occorre andare fino a Kabul per provare un po’ di vergogna.
L’Italia ferita e umiliata dall’assassinio di Stato di Giulio Regeni può davvero sopportare anche questo sfregio?
Sul serio non siamo capaci di andarci a riprendere il nostro Zaki?

Nichi Vendola