È partita la caccia a Conte. Si è visto ieri all’Eur

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Torme di giornalisti impazziti a stalkerare l’ex premier

A fare domande ultimative, con la pretesa, idiota come molte cose che caratterizzano il giornalismo italiano, che Giuseppe detti le linee guida della sua futura azione politica, riveli ciò che ha in mente, nella calca di una fiera del vino. Una sorta di paparazzismo stile “dolce vita” (pareva la caccia a Di Caprio in visita a Roma), come se la politica non fosse cosa seria e che merita riflessione, soprattutto da parte di chi la esercita.
Ma tant’è, questo è il livello dei nostri (chiamati) giornalisti. Abituatisi, ormai, a Salvini e Meloni, pensano di trovare in Conte analogie, omologazioni. E, dispiace molto per loro, non le hanno trovate e non le troveranno. Il nostro è di un altro pianeta, pensa prima di parlare. Una merce rarissima in tempi, dove il buio si affetta e poveri analfabeti funzionali assurgono a livelli impensabili. Tempi fatti del nulla al potere, in cui perfino un uomo come Salvini, o una donna come la Meloni, potrebbero divenire Presidenti del Consiglio, ahinoi.

Fa paura Conte, intimorisce i devastatori del Paese, le cosche al comando, i prenditori, i padroni delle ferriere, i ricchi faccendieri, i malversatori, i delinquenti che hanno operato e continuano ad operare nel ricco settore della transumanza di denaro, dai conti pubblici al loro portafoglio. Fa paura Conte alla classe politica che queste categorie rappresenta, quelli che temevano gli esiti della riforma Bonafede.
Lasciatelo lavorare idioti, vedrete che vi stupirà con effetti speciali, ma lo farà quando sarà necessario. Per il momento accontentatevi dei grugniti di Salvini e nelle colte dissertazioni in romanesco, della Meloni, del nulla cosmico che esprimono.

E chissà che con Conte questo Paese non possa divenire migliore di quello che è. E che poi, in fondo, in fondo, non convenga anche a voi.

Giancarlo Selmi