È stata una delle vittime delle leggi razziali

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Un giorno di fine estate, durante il pranzo, il papà disse a quella bimba di 8 anni: “Dobbiamo dirti una cosa. Non potrai tornare a scuola. Sei stata espulsa”. Inizia così il calvario di Liliana Segre, con la presa di coscienza di “essere diversa”, per colpa di quel provvedimento che escludeva dalle scuole “tutti gli insegnanti e gli alunni di razza ebraica”. Il suo calvario continuò nel campo di Auschwitz-Birkenau, come lei stessa ha raccontato più e più volte negli ultimi 30 anni.
E proprio alla vigilia del Giorno della Memoria, che oggi ricorda il 75° anniversario della liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau, la Senatrice Segre ha spiegato in un’intervista il motivo della sua decisione di non proseguire oltre con la sua opera di testimonianza nelle scuole: “Sono diventata negli anni la nonna di me stessa. Raccontando la storia di quella ragazzina io provo una tale pena per lei, che non mi dà più pace, non mi libera mai nella mia vecchiaia. È faticoso per me che sono nonna uscire da una scuola e riprendere la mia vita normale”. Per questo, a 90 anni, questa donna che è diventata un esempio di coraggio e di lucidità per tutti noi, ha deciso di fermarsi.
E ora tocca a noi: ringraziarla, anzitutto, per il prezioso lavoro che ha portato avanti in tutti questi anni, per aver accettato quotidianamente di rivivere un orrore che non pensavamo fosse raccontabile. E soprattutto, portare avanti la sua testimonianza, trasmettere ciò che abbiamo appreso alle nuove generazioni, perché la memoria diventi un patrimonio condiviso e incancellabile, anche al di là delle parole dei sopravvissuti.
Mi auguro che questo diventi il vero significato di questo Giorno della Memoria

Anna Ascani