E’ una vergogna senza precedenti

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E’ una vergogna senza precedenti che un paese del cosiddetto primo mondo dichiari tranquillamente che non ci sono posti letto, che non ci sono posti nelle terapie intensive e che si debba ricorrere a tendoni fuori dai pronto soccorso.
Una seconda ondata prevedibile, praticamente ovvia visto il “liberi tutti” a favore dell’economia ma a sfavore della salute e della vita umana.
Una noncuranza criminale nel non approntare misure di prevenzione né di contenimento di quanto si sapeva sarebbe accaduto: nessuna assunzione di personale, interi padiglioni già pronti (padiglione C del Galliera) o dismessi e lasciati vuoti, come la clinica chirurgica e Dimi a San Martino, per esempio. Poi bisognava riempirli di personale, ma non ce n’è, di personale, perché non c’è stato un piano di assunzioni! Allora che fare? Meglio i tendoni… o mandare i malati Liguri in Lombardia!
La pandemia scopre le carte di un gioco al ribasso che dura da decenni e che vede il colpo di grazia finale in questi ultimi anni, con una sanità pubblica già in gravissima sofferenza, andata avanti (male) a convenzioni con il privato.
Tutto ha avuto inizio negli anni Novanta, quando le USL sono state trasformate in aziende con la necessità primaria di fare bilancio a spese della qualità del servizio, con ricadute negative sui cittadini e sui lavoratori del settore.
I tagli alla sanità, ai servizi, la cancellazione dei presidi sanitari territoriali, l’esternalizzazione dei servizi correlati per ridurre i costi e, di conseguenza, la qualità dei servizi. Per non parlare delle assunzioni (pochissime) fatte in periodi di estrema urgenza (tutte precarie e per pochi mesi), senza una adeguata pianificazione, che hanno creato una situazione di perenne carenza organica e organizzativa con episodi di vera e propria colpevolizzazione dei lavoratori del settore.
Questo non è un caso sfortunato del momento attuale, ma una precisa volontà politica dove il pubblico viene svuotato e messo in una situazione di mal funzionamento per favorire il settore privato, che ovviamente si appropria dei servizi più remunerativi. Questo è quanto sta accadendo da anni. E oggi, nel pieno di una pandemia, si continua in questa direzione come se nulla fosse.
Siamo convinti che agli operatori del settore non servano i ringraziamenti (sempre meno, tra l’altro…) ma una nuova idea di sanità pubblica, che tuteli loro e tuteli i cittadini!
Una sanità pubblica che sappia ascoltare chi opera giornalmente a contatto con i pazienti, che metta al centro il cittadino e la sua salute e non il freddo calcolo economico.
Siamo stufi di dichiarazioni demagogiche del governo, dei presidenti delle regioni e delle alte dirigenze delle ASL, che sono i massimi responsabili dei tagli e delle pessime gestioni.
Come Partito Comunista Italiano vogliamo che la sanità torni ad essere pubblica e di tutti, vogliamo sicurezza per gli operatori sanitari, ancora una volta in pochi, stavolta ancora in meno, in mezzo a questa tempesta che molti minimizzano, che invece dovrebbe fare paura e far riflettere su come siamo arrivati a sentir dire di recludere gli anziani per non affrontarla!

Partito Comunista Italiano Federazione di Genova