Ecco perché la sinistra (sconfitta) deve sostenere Mario Draghi

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Il “tecnico” avanza sempre nei momenti tragici del Paese. Nel 1993 toccò a Carlo Azeglio Ciampi, lasciata la Banca d’Italia, salire a palazzo Chigi dopo che il governo Amato, che aveva messo le mani nei nostri conti correnti, era stato falcidiato dagli avvisi di garanzia della Procura di Milano. Ciampi avviò il più importante piano di privatizzazioni d’Europa, Mario Draghi era direttore generale del Tesoro e, in questa veste, sedeva nei consigli di amministrazione di Iri ed Eni, enti di Stato appena trasformati in società. Gli ex fascisti, ripuliti e no, urlarono che in mare aperto, sul panfilo Britannia, Draghi e i suoi sodali avevano venduto pezzi d’Italia alla terribile finanza internazionale. La sinistra già allora boccheggiava in cerca di una presunta modernità, ma la Cgil aveva leader coraggiosi come Bruno Trentin e poi Sergio Cofferati, il mondo del lavoro conquistò la stagione della politica dei redditi. Forse un’illusione, ma era un punto importante, allora. L’esplosione di Mani Pulite e il trionfo di Silvio Berlusconi (ricordate? “L’Italia è il Paese che amo”) sancirono la fine della Prima Repubblica.

Nel 2011 toccò al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che non finiremo mai di ringraziare, inventarsi una soluzione d’emergenza per evitare il fallimento dell’Italia, ormai ai margini dell’Europa. Nominò senatore a vita Mario Monti e poi lo fece presidente del Consiglio, governo “tecnico”, ma anche del presidente, istituzionale, comunque l’ultima speranza di evitare il baratro. L’ex rettore della Bocconi e già commissario europeo restituì un po’ di credibilità al Paese, mise una toppa ai conti, lo spread scese, anche se la ministra Elsa Fornero fece una carneficina sociale con lavoratori e pensionati. Monti, poi, si schiantò da solo, sull’ambizione di creare un suo partito.

Adesso è il turno di Mario Draghi, un “tecnico” super, il salvatore dell’euro nel 2012, il presidente della Bce che assieme alla cancelliera Merkel e contro la Bundesbank tiene in piedi l’edificio europeo con provvedimenti straordinari, “whatever it takes” appunto. Di questo abbiamo bisogno oggi. E’ stato scelto da Sergio Mattarella per salvare e risollevare l’Italia colpita dalla pandemia e da una drammatica crisi economica e sociale. L’economia è crollata dell’8,9% l’anno scorso, il risultato peggiore del dopoguerra, il debito pubblico è salito al 160% del Pil, il mercato del lavoro è fermo, c’è la prospettiva di un’ondata spaventosa di licenziamenti. Nessuno ha eletto Draghi, così come il premier uscente Giuseppe Conte. Ma Conte è stato scelto da Di Maio e Draghi da Mattarella. Da chi preferite essere governati mentre lo tsunami imperversa? Da un gruppo di tecnici gelidi ma competenti, in grado di portare a casa i fondi del Recovery Plan e di organizzare un piano nazionale per i vaccini, o da una banda di grillini sfaticati?

Certo, la scelta di Draghi non è indolore perchè segna il fallimento della politica, di una classe dirigente, è un disastro per il Pd. E’ comprensibile che a sinistra ci si interroghi se e come sostenere Draghi, che anche su questo sito ci si chieda come ha fatto Pietro Spataro se bisogna “piegarsi al dominio dei tecnici”(http://www.strisciarossa.it/come-previsto-renzi-sfascia-tutto-ma-ora-la-sinistra-deve-per-forza-piegarsi-al-dominio-dei-tecnici/), tutto legittimo, ma poi quali sono le alternative? Andiamo a votare con 500 morti al giorno e un piano vaccinale che non decolla? Senza una nuova legge elettorale? Ci mettiamo in fila alle urne con le persone che perdono il reddito, magari ascoltando Matteo Renzi in tv che argomenta sulla linearità del Job Act con il modello saudita del lavoro? Draghi è un segno chiarissimo della sconfitta del Pd. Nessun dubbio. Ma che cosa pensavano il segretario Zingaretti e i suoi collaboratori? Quale misteriosa trama aveva in mente il furbissimo Bettini? Qualcuno s’illudeva che il crollo elettorale del marzo 2018 fosse archiviato? Che la vergognosa stagione di Renzi (e qualcuno deve spiegare come sia stato possibile che una figura come Renzi abbia conquistato il Pd, con tanto di primarie) fosse passata senza lasciare tracce, rotture, delusioni, abbandoni? Diteci cosa è oggi il Pd, come è mutato in questi anni, quale sinistra vuole rappresentare. Dove state andando?

Intanto, però, il Pd deve sostenere Draghi. Il tecnico di Mattarella non fa miracoli, non è un santo, però oggi è indispensabile. La sinistra, pur malmessa, anche a costo di sacrificarsi ancora, deve stare a difesa degli interessi del Paese, come ha sempre fatto. E questo vuole dire votare per Draghi. Piaccia o no, ma è così.                                                                                                                                                                 Di Rinaldo Gianola