EDUCAZIONE FINANZIARIA, RESTA UN’EMERGENZA PER 6 ITALIANI OGNI 10

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Le rilevazioni dei più rappresentativi organismi internazionali nel campo delle politiche economiche, e della Banca d’Italia, confermano l’assoluta importanza della proposta del Banchiere e saggista europeo Beppe Ghisolfi di inserire i programmi di alfabetizzazione alla finanza nei programmi scolastici obbligatori e nel Recovery plan

Gli Italiani sono protagonisti di un doppio primato europeo e mondiale in ambito OCSE, ossia la comunità internazionale dei Paesi sviluppati facenti parte dell’organizzazione per la cooperazione economica: da una parte, si qualificano per il maggior tasso di formazione e di accantonamento del risparmio, principalmente nella forma del deposito e del conto corrente bancario; dall’altra, si confermano in cima alla classifica della non preparazione o mancata preparazione nei confronti dei temi anche basilari della finanza, problema strutturale che coinvolge 6 persone su dieci.

Le conseguenze sono molteplici, e interessano prima di tutto le prospettive e la possibilità stessa di mettere il risparmio diffuso delle famiglie del nostro Paese nella condizione migliore di concorrere – in un contesto di trasparenza, chiarezza informativa e tracciabilità di prodotti e servizi finanziari offerti al pubblico – ai piani e alle strategie di ripartenza e ripresa dell’Italia sul piano del rilancio del reddito reale e dei saldi occupazionali.

Lo stock patrimoniale del risparmio tricolore genera il più basso tasso di nuova ricchezza economica nel contesto europeo e occidentale, come è stato evidenziato altresì in uno studio condotto da Banca Mediolanum fondata da Ennio Doris (uno dei 35 Banchieri narrati da Beppe Ghisolfi): appena l’uno e mezzo per cento, a fronte per esempio del 15 per cento conseguito dalla Germania, sebbene quest’ultima dedichi all’accantonamento del risparmio il dieci per cento del reddito corrente, contro una percentuale del 20 accantonata dalla famiglia Italiana di ceto intermedio.

Evidenze che confermano, ancora una volta, la non derogabilità e l’immediata urgenza di collocare, in attuazione della proposta Ghisolfi, l’educazione finanziaria nella programmazione scolastica obbligatoria (direzione nella quale si sono mossi da tempo i Paesi anche più diversi tra loro per struttura economica e politica come Stati Uniti d’America, Cina e la vicina Albania, che hanno fatto tesoro delle vicende passate) e, in misura di un miliardo, in parallelo nel piano nazionale di ripresa e resilienza rielaborato dal governo Draghi e nel quale sono contenute intuizioni decisive nei vari settori della politica industriale, ambientale e formativa: rispetto ai quali l’alfabetizzazione alla finanza assume il ruolo di fattore e ingrediente trasversale, idoneo a coagulare, incoraggiare e catalizzare – grazie alla rinnovata adesione fiduciaria delle famiglie produttrici e risparmiatrici – risorse preziose a oggi immobilizzate.