Errori, mezze verità e bugie. La Giunta lombarda ha fallito e deve andare a casa

0
59

Contraddizioni, mezze verità, bugie. Davvero troppe e dal peso tutto politico.

La Lombardia in questi giorni è scossa da continui e imbarazzanti particolari che emergono nella cosiddetta vicenda “camici”, ovvero la fornitura (e il tentativo di trasformarla in donazione) di 75mila pezzi di abbigliamento sanitario da parte di Dama spa, azienda del cognato del Presidente Fontana, alla Regione. Particolari che gettano ombre su una faccenda fin troppo opaca dall’inizio, nella quale sta venendo a galla come il governatore della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, abbia avuto un ruolo attivo.

Insomma, la nostra Regione è di nuovo al centro dei titoli di tutti i giornali. E purtroppo, non per l’abnegazione dei suoi medici, infermieri e di tutto il personale socio-sanitario che hanno combattuto – spesso a mani nude – una battaglia eroica.

Per mesi, a fare notizia sono stati i freddi numeri, per giorni e giorni in crescita, tragico carosello di vite spezzate. Troppe, nella regione che ha pagato in Italia il prezzo più alto di questa terribile emergenza. Un prezzo dovuto, senz’altro come abbiamo tante volte denunciato, all’incapacità e all’incompetenza di una giunta che – dopo tanti conclamati errori – non ha avuto il coraggio né il buon gusto di chiedere scusa. Al contrario, è andata avanti con un’arroganza senza pari a dichiarare ai giornali, alla radio, alla tv di non aver sbagliato nulla. E per giunta di dormire sonni tranquilli.

Ma adesso basta. In un groviglio di bugie e affari di famiglia davvero difficile da sbrogliare, una sola cosa emerge con chiarezza. E sono le menzogne del Presidente Fontana. Il Governatore ha mentito ai lombardi, ha mentito a tutti noi. Le sue affermazioni vacillano, anzi vengono smentite dai fatti o da lui stesso a distanza di ore o pochi giorni. La prima riguarda la sua presunta estraneità rispetto alla faccenda dei camici (il 7 giugno dichiara di non saperne nulla), la seconda quando afferma che si è trattato di una donazione.

Niente di tutto questo è vero, perché Fontana già il 19 maggio tentava di risarcire suo cognato con un bonifico da 250mila euro, e perché la fornitura non è mai stata trasformata formalmente in “donazione” dalla centrale acquisti del Pirellone Aria. Per non parlare dell’inquietante e pasticciata faccenda dei fondi svizzeri (provenienti da due trust alle Bahamas) “non operativi” a detta del governatore, dai quali però spunta adesso un movimento da 600mila euro.

La Lombardia merita di meglio di dilettanti e bugiardi. Non ci interessa emettere sentenze, a quelle ci penserà la magistratura, ma ammettere il fallimento politico di una giunta e di un Presidente ad oggi del tutto inadeguato, che per di più ha tradito la fiducia dei suoi cittadini, mentendogli.

La maggioranza ai vertici di Regione Lombardia e Fontana devono andare a casa. Un atto dovuto e necessario, anche in vista del prossimo autunno e della possibilità di una seconda ondata di emergenza Covid.
Il servizio sanitario lombardo, purtroppo, non ha retto l’urto della pandemia, che ha messo in luce tutti i limiti di un “modello” ereditato dalla riforma Maroni e rilanciato dall’attuale maggioranza – che ha sacrificato la medicina territoriale in favore di una iper-ospedalizzazione -. Limiti ed errori che abbiamo denunciato, dalla sciagurata delibera dell’8 marzo sulle RSA con la quale sono stati trasferiti i malati Covid nelle case di cura, all’abbandono che hanno subìto medici di base e sindaci in prima linea, additati quando cercavano soluzioni.

Una maggioranza che è partita in ritardo su tutto, dimostrando grande incapacità e approssimazione. Le stesse che dimostra ancora oggi.

La Lombardia, infatti, non è pronta ad affrontare un seconda possibile ondata, a differenza di altre regioni come Veneto ed Emilia Romagna, perché ancora è carente di un programma di prevenzione e tracciamento con test e tamponi. Senza dimenticare l’altra opaca vicenda dell’accordo fortemente voluto da Regione, fra Diasorin e Policlinico San Matteo di Pavia, sul quale adesso indaga la Procura.

Un’impreparazione dimostrata, adesso, anche dall’inquietante novità denunciata dal gruppo PD in Consiglio regionale, riguardo allo scarso approvvigionamento dei vaccini contro l’influenza autunnale. Al momento, infatti, Regione Lombardia si è assicurata solo 420mila dosi, a fronte di tre milioni di ultrasessantenni. A ottobre e novembre, quindi, il sistema sanitario regionale non avrà le dosi necessarie e i lombardi saranno costretti a cercarle altrove.

Notizie come queste sono allarmanti e rappresentano la spia di una malagestione e un mal governo non più tollerabili. Sottovalutazioni dei rischi, incapacità amministrativa e, adesso, la totale mancanza di trasparenza e credibilità hanno portato i nostri consiglieri regionali a compiere una scelta importante e necessaria: la sottoscrizione di una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente Attilio Fontana.

Questa è un’occasione preziosa per la Lombardia: voltare pagina e tornare al voto, per dare finalmente alla nostra Regione una guida all’altezza delle sue cittadine e dei suoi cittadini.

Silvia Roggiani è segretaria metropolitana del Pd di Milano