Favori all’industria del fumo. L’ultima balla per colpire i 5 Stelle

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Chi si ricorda dello “scoop” di un giornaletto scandalistico spagnolo sui miliardi regalati ai 5 Stelle dal governo del Venezuela? Era una tale balla che se n’è già persa la memoria. Eppure per giorni tenne banco nel dibattito politico, perché questo genere letterario affascina il sistema dell’informazione, disposto a bersi tutto pur di dimostrare che il Movimento è identico ai partiti zeppi di malvissuti e condannati. Anzi, è peggio, perché si ostina a non avere a che fare con schifezze tipo mafia e corruzione.
E se emerge solo l’ombra di una mela marcia, la allontana immediatamente. Nulla a che vedere, insomma, con il Centrodestra che ancora bacia la pantofola ai vari Formigoni, Dell’Utri, Verdini, ecc. ecc. per non parlare del neo statista Berlusconi, mentre a Sinistra c’è l’assembramento di scandali e amici di Palamara. Perciò bisognava trovare qualcosa, anche una cazzata, purché verosimile. Altri penseranno poi a renderla “concreta”. E d’altra parte un impero di carta stampata e tv che lo si mantiene a fare?
Così arriviamo all’ultima pagliacciata, dopo esserci sorbiti in pochi giorni la vergogna del finanziamento elettorale di qualche migliaio di euro (dichiarato) al parlamentare Ue Giarrusso e la lapidazione del presidente dell’Antimafia, Morra, accusato di avere offeso la buonanima dell’ex governatrice Santelli, che non voleva offendere, mentre passava sotto silenzio l’arresto del presidente del Consiglio regionale della Calabria, di Forza Italia, beccato in affari con la ‘ndrangheta.
A tirare fuori la bomba è stato Piero Sansonetti, l’unico comunista amato pubblicamente ad Arcore (con gli altri ci si inciucia di nascosto). La multinazionale del tabacco Philip Morris, che peraltro sta uscendo dal mercato delle sigarette tradizionali, alcuni anni fa avrebbe chiesto dei servizi alla società di Casaleggio, per farselo amico insieme a tutti i Cinque Stelle, e così far cadere un emendamento alla manovra finanziaria dell’anno prossimo, evidentemente avvertiti con tanto anticipo quanto meno dal Mago Otelma. La storia, per chi volesse conoscere sul serio i fatti, è che le grandi società del tabacco si fanno la guerra tra loro, e da sempre cercano di spuntare condizioni fiscali più favorevoli a seconda della fascia di prezzo del loro prodotto.
Anche per questo motivo avvicinano tutti i politici in modo lecito (e ad oggi non c’è prova se in modo pure illecito), e non disdegnano di darsi colpi sotto la cintura, magari facendo trapelare ricostruzioni di fatti gonfiati a sufficienza per creare polveroni, sotto cui seppellirci i fallimenti industriali. Philip Morris, riuscita a imporre sul mercato le sue sigarette elettroniche, e presente nel nostro Paese con centinaia di milioni investiti a Bologna e adesso a Taranto, è un bersaglio grosso tanto quanto il Movimento, e dunque messi insieme lo scandalo è garantito. Pure se a provocarlo è un piccolo giornale, visto che quelli più grandi di porcherie ne hanno fatte per loro e per la moltitudine dei Beati Paoli, ma c’è un limite a tutto, e spacciare per scoop del secolo quello che invece è un romanzo, supera ogni confine.
Il quotidiano Il Riformista, di proprietà del principale imputato nel processo Consip, ricostruisce però i fatti a modo suo. Così l’emendamento alla Manovra 2021 proposto dall’Agenzia del Demanio e dei Monopoli per omogenizzare in un fortissimo rialzo le imposte su tutto ciò che si fuma, con combustione e senza, viene bocciato praticamente da tutti, compresi i 5 Stelle più informati di questa materia, non perché sono improvvisamente diventati tutti amici di Casaleggio (che proprio con i 5S di questi tempi ha qualche problemino), ma perché farebbe schizzare i prezzi, facendo di fatto un regalo al contrabbando e all’industria delle sigarette contraffatte. Un autogol che si tradurrebbe persino in un minore gettito fiscale. Tant’è vero che è lo stesso Ministero dell’Economia a fare marcia indietro.
Ovviamente di tutto ciò non si dice nulla, ma fatto un grande titolo strillato e rilanciato sulla rete, la bufala decolla. E da ieri i nemici dei 5 Stelle la rilanciano a manetta sui social network, massacrando la credibilità e il sacrificio di chi milita a qualunque livello in questa forza politica. Casaleggio ha subito annunciato querela, e vista l’intenzione dichiarata dal Riformista di fare uscire a poco a poco altri “segreti” – un metodo più da campagna diffamatoria che da inchiesta giornalistica – è possibile che la sua azienda subisca un grave danno, così come sarà certamente per il Movimento. D’altra parte, quando le cause arriveranno a sentenza chissà se il giornale di Sansonetti ci sarà ancora. È il delitto perfetto, insomma. A meno che i Cinque Stelle non capiscano con che mostro di sistema hanno a che fare, la smettano di bisticciare fra di loro, e tornino sul serio alle origini, quando erano infrangibili a tutto, anche a fesserie costruite molto meglio di quest’ultima, destinata già per la scelta dell’industria del tabacco a finire in fumo                                                                                                                                                                    di Gaetano Pedullà