Feltri: “La televisione italiana è finita sottoterra”

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Si dice (e si constata) che la stampa, non solo italiana, stia attraversando una crisi allarmante. Le copie cartacee di quotidiani e periodici sono molto meno diffuse rispetto ad anni fa.

Purtroppo è vero e ciò addolora noi che lavoriamo e ci guadagniamo da vivere nel settore zoppicante.

Ma dobbiamo amaramente registrare che anche le televisioni, pubbliche e private, sono in sofferenza. Il problema in parte si giustifica a causa della affermazione di Internet, cioè delle tecnologie grazie a cui la gente rimane in perenne contatto con l’informazione, più o meno di qualità.

I cosiddetti social poi dominano la scena, coinvolgono il popolo, il quale in pochi anni si è convinto che le notizie e i commenti siano gratis e oltretutto lo invitino direttamente a partecipare ad ogni sorta di dibattito.

Questo è noto. Però esiste una aggravante che riguarda proprio i programmi in onda sul piccolo schermo, totalmente scaduti, con qualche rara eccezione. Prendiamo i telegiornali. Sono tutti uguali, ripetitivi, noiosi, punto interessanti. I servizi sono scontati e proposti con scarsa professionalità.

A un certo punto scatta un collegamento con Parigi o Londra. Compare un corrispondente che dice quattro bischerate prive di qualsiasi originalità sul COVID o su una seduta dai contenuti incomprensibili dell’Unione Europea.

Domina sempre la pandemia in qualunque servizio corredato di tabelle delle quali fai a tempo a leggere due cifre, poi scompaiono cosicché non capisci nulla. Ricorrono spesso le immagini di una fabbrica del Sud che chiude i battenti perché in procinto di delocalizzare. Segue intervista lagnosa a un paio di sindacalisti scandalizzati.

Mai un accenno alle ragioni degli imprenditori che in Italia sono sempre considerati mascalzoni, affamatori di operai e relative famiglie. Ed ecco un filmato che documenta l’uso delle mascherine e pone l’accento sugli assembramenti pericolosi ai fini dei contagi.

Due palle vicine all’esplosione. I fatti di cronaca, quelli della vita, sono liquidati in fretta e furia. Quindi la politica: la battaglia per il Quirinale il cui esito preme soltanto ai partiti dei quali non importa a nessuno.

Rapide sequenze su Mattarella e su Draghi, roba dozzinale che non spiega assolutamente nulla. Di quello che succede nella tribolata società italiana, neanche un cenno o solo un cenno.

Questo andazzo accomuna qualsiasi canale. C’è un’aggravante. I conduttori hanno sempre fretta, chiacchierano velocemente e non afferri il senso dei loro discorsi. Insomma una grande confusione e una totale incapacità di comunicare in modo colloquiale.

Quando poi terminano i notiziari, con grande sollievo degli spettatori, attacca la pubblicità, perfino peggiore del resto. Gli spot sono talmente fumosi che non riesci neppure a comprendere quale sia il prodotto reclamizzato. Trionfano materassi e divani, poltrone e utensili di cui si ignora la funzione. I famosi consigli degli acquisti sono pessimi sotto il profilo estetico, più scadenti dei tg che dovrebbero raccontarci il Paese.