Animale sacro in India, l’elefante, nel simbolismo antico, ha il significato di forza, saggezza e potenza
A descriverlo nella maniera migliore con un velo di sacralità fu anche Leonardo da Vinci nel suo “Bestiario”. Ora, purtroppo, l’elefante è in pericolo. A dirlo è l’IUCN (l’Unione internazionale per la conservazione della natura, osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite), che nella sua lista rossa delle specie a rischio, ha recentemente aggiornato la posizione di questi mammiferi, riconoscendo l’esistenza di due specie e segnalandole entrambe come a rischio estinzione.
La scoperta che gli elefanti africani appartengono a due specie separate risale a undici anni fa, quando fu annunciata in uno studio pubblicato su PLOS Biology che individuava una specie di savana (Loxodonta africana) e una di foresta (Loxodonta cyclotis). Da allora sono cominciati i conteggi, per capire esattamente quanti individui rimanessero e dove: a oggi, l’IUCN stima che rimangano appena 415.000 elefanti africani in Africa, meno di 30.000 dei quali appartengono alla “variante di foresta”.
Sull’habitat, però, c’è un’altra importante considerazione da fare, che è quella che si legge nello studio di Current Biology: in Africa circa il 60% del continente sarebbe potenzialmente abitabile dai pachidermi, ai quali però non è data la possibilità di espandersi: bracconaggio (il sanguinario gruppo estremista Boko Haram si finanzia con l’avorio) e distruzione dell’habitat sono i principali ostacoli a un ripopolamento. Se però riuscissimo a ridurre o eliminare questi elementi di disturbo, si legge nello studio, gli elefanti africani potrebbero tornare ad avere un futuro.
Siamo i principali responsabili della distruzione e dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Stiamo determinando la più grande estinzione al mondo di mammiferi, che, se non la fermiamo, avrà un effetto domino su tutti gli altri ecosistemi africani e dunque mondiali.



