Barbagallo: “Partiti pensano ai voti e non al Paese”

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I partiti politici sembrano più interessati a “quanti voti prenderanno” alle prossime elezioni che “ai problemi del Paese”. Anziché intervenire sulle situazioni di crisi “pensano ad altro”. E’ la denuncia di Carmelo Barbagallo, segretario della Uil, che in un’intervista all’Adnkronos sottolinea che il sindacato è pronto a portare i lavoratori e i pensionati in piazza se non arriveranno le risposte attese alle questioni sollevate.

“Abbiamo i problemi legati alle crisi aziendali, che sono più di 150, con alcune situazioni particolarmente delicate come Alitalia, Ilva, Blutec, Whirlpool e Mercatone Uno. Abbiamo chiesto la riduzione delle tasse a partire da lavoratori e pensionati; lo sviluppo del Sud. Se non arrivano le risposte attese – spiega – il ricorso allo sciopero sarà inevitabile. Già nei mesi scorsi abbiamo portato più volte i lavoratori in piazza. Se necessario continueremo a farlo. A prescindere dal colore del governo”.

“Anche perché – spiega – i nostri iscritti sono equamente suddivisi tra M5S, centrosinistra e centrodestra. Per cui il problema non è che colore ha il governo, ma che scelte fa e che tipo di confronto vuole avere con il sindacato. Serve qualcuno che si prenda carico dei problemi che abbiamo posto”.

Prendiamo, ragiona Barbagallo, la questione Iva: “Per neutralizzare le clausole di salvaguardia servono 23 miliardi. Noi abbiamo una evasione dell’Iva che si aggira intorno ai 45 miliardi. Allora occorre dire con chiarezza che non si fanno più condoni e sanatorie e si avvia una seria lotta all’evasione. Diciamo no anche a inutili abbassamenti delle tasse a chi già non le paga”.

E che dire della bassa crescita. “Occorre – spiega – rilanciare i consumi interni. Il 75% delle nostre imprese lavora per il mercato interno. Se non ripartono i consumi sarà difficile evitare le crisi aziendali. Come sindacato abbiamo chiesto la detassazione degli aumenti contrattuali proprio per far arrivare nelle tasche dei lavoratori più soldi che sicuramente potrebbero alimentare i consumi e quindi la ripresa economica”.

Per Barbagallo esiste anche un problema demografico. “Nel nostro Paese – afferma – non si fanno più figli. In due o tre anni la popolazione è scesa di circa 700.000 unità. Al ministro Salvini ho detto che se ci sarà la ripresa economica, come noi auspichiamo che ci sia, si dovrà attrezzare con i gommoni per andare a prendere i migranti nel Mediterraneo. Già ora in alcune realtà le imprese non trovano la mano d’opera necessaria. Con una ripresa significativa sarà ancora più difficile”.

Il leader della Uil ribadisce poi la secca bocciatura di ogni ipotesi di salario minimo. “Siamo contrari al salario minimo legale. Non serve. Anzi – spiega – sarebbe controproducente perché attualmente il salario minimo complessivo medio in Italia è di circa 12 euro l’ora. Fissarlo a 9 euro per legge creerebbe il rischio che molte imprese uscirebbero dalle loro associazioni per fare contratti al ribasso tarandoli sul salario minimo legale. Stesso discorso vale per un eventuale salario minimo legale a livello europeo. Trovare la sintesi tra i Paesi con livelli salariali medi più alti e quelli con i livelli più bassi sarebbe difficile se non impossibile”.

Infine rilancia l’unità sindacale. “In un Paese così diviso – afferma Barbagallo – se riusciamo a fare passi avanti per estendere le Rsu in tutti i luoghi di lavoro e in tutti i territori sarebbe certamente una cosa positiva per il nostro Paese. E’ l’auspicio della Uil a cui stiamo lavorando”.