Fondazione (di origine) bancaria di Alessandro Del Castello

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(Condirettore Generale dell’ACRI)

Tratto da “ Lessico Finanziario “ di Beppe Ghisolfi – ARAGNO Editore

Le Fondazioni di origine bancaria, di seguito Fondazioni, sono 88, diverse per origine (41 Fondazioni hanno una struttura associativa, rappresentata dall’Assemblea dei Soci, e 47 una struttura istituzionale), dimensione e operatività territoriale. Sono soggetti non profit di diritto privato, dotati di piena autonomia statutaria e gestionale, la cui missione è quella di perseguire scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico prevalentemente nei territori su cui insistono e sono radicate, operando nei settori assegnati dal legislatore.
Dal punto di vista operativo, le Fondazioni presentano le caratteristiche proprie:
• dell’investitore istituzionale di lungo periodo, che impiega convenientemente le proprie risorse patrimoniali anche in collegamento con le finalità istituzionali;
• dell’operatore filantropico dedito al perseguimento degli scopi statutari con la destinazione delle risorse derivanti dall’impiego del patrimonio.
A fine 2016 avevano una dotazione patrimoniale com- plessiva di circa 40 miliardi di euro e avevano erogato nello stesso anno oltre un miliardo di euro in più di 20 mila interventi, in particolare nei settori della ricerca
scientifica, dell’istruzione, dell’arte, della sanità, della cultura, della conservazione e valorizzazione dei beni ambientali e paesaggistici, del volontariato, dell’assistenza alle categorie sociali deboli. Se si considera l’arco di tempo che va dal 2000 al 2016, gli interventi filantropici delle Fondazioni nei settori assegnati dal legislatore sono stati di oltre 20 miliardi di euro.

Le Fondazioni sono geograficamente più concentrate sia in termini numerici, che patrimoniali, nelle aree del Nord Italia. Sono, infatti, 47 le Fondazioni aventi sede nel Nord del Paese e la loro dimensione patrimoniale è di 29,4 miliardi di euro, corrispondente al 74% della dotazione complessiva, mentre sono 30 le Fondazioni presenti nel Centro, con un patrimonio aggregato di 8,3 miliardi, e 11 quelle con la sede nel Sud e nelle Isole, la cui dotazione patrimoniale è di circa 2 miliardi.
Quanto alla distribuzione dimensionale, le prime 10 Fondazioni con patrimonio superiore al miliardo di euro (fra cui la Cariplo con 6,8 miliardi, Compagnia di San Paolo 5,9 miliardi, CRT con 2,2 miliardi, Verona con 2,1 miliardi, Padova con 1,9 miliardi e Firenze con 1,6 miliardi), detengono il 64% del patrimonio aggregato, mentre il gruppo delle 18 Fondazioni di grande dimen- sione detiene circa il 77% del medesimo aggregato, di converso le 18 Fondazioni di piccola dimensione pesano appena l’1,2%. Conseguentemente, escludendo le pri- me 10 Fondazioni, aventi un patrimonio medio di 2,5 miliardi di euro, il patrimonio delle restanti Fondazioni è mediamente di 182 milioni di euro.
L’aggettivazione bancaria che le contraddistingue deriva dalla loro origine legata alle operazioni di conferi- mento che, in applicazione della cosiddetta legge Amato
– Carli (legge n. 218 e D.Lgs. n. 356 del 1990), portò agli inizi degli anni ’90 le originarie banche pubbliche – 83 Casse di Risparmio e Banche del Monte e 6 Istituti di credito di diritto pubblico (Istituto Bancario San Paolo di Torino, MPS, Banco di Sardegna, Banca Nazionale delle Comunicazioni, Banco di Napoli, Banco di Sicilia) – ad
assumere la veste giuridica di società per azioni, separan- do l’attività creditizia da quella filantropica che fu affidata ad una società appositamente costituita.
Pensate, inizialmente, come semplici rentier, dall’incerta qualificazione giuridica, metà pubblica metà privata, che portò il suo stesso inventore, Giuliano Amato, a definirle dei Frankenstein, solo in un secondo momento si sono trasformate nelle attuali Fondazioni che non hanno più nulla in comune con gli enti loro progenitori. Ciò è avvenuto a seguito della riforma del 1998/99 (legge n. 461/98 e D.Lgs. n. 153/99), nota come “riforma Ciampi”, che ha forgiato le Fondazioni nel loro definitivo assetto istituzionale, organizzativo e operativo, sottoponendole alla vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il quadro di riferimento è stato infine completato dalla Corte Costituzionale che, collocandole fra “i soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali”, con le sentenze n. 300 e n. 301 del 2003 ha eliminato ogni in- certezza circa il loro ruolo istituzionale e la loro natura
giuridica di soggetti privati non profit.
Il processo di ristrutturazione del sistema bancario avviato con la “legge Amato – Carli” è stato accompagnato da una progressiva diversificazione del patrimonio delle Fondazioni, cui è conseguita la confluenza delle originarie banche conferitarie nei principali gruppi bancari nazionali. In Intesa Sanpaolo, che include anche la ex Banca commerciale italiana, una delle tre banche d’interesse nazionale, sono presenti, ad esempio, 23 Casse di Risparmio, oltre all’Istituto Bancario San Paolo di Torino, alla Banca Nazionale delle Comunicazioni e al Banco di Napoli; in Unicredit, in cui sono presenti le altre due banche di interesse nazionale, il Credito Italiano e il Banco di Roma, vi sono confluite 15 Casse di Risparmio e il Banco di Sicilia.
Nei confronti del sistema bancario le Fondazioni hanno svolto il ruolo di azionisti di lungo periodo accompagnandone il rafforzamento, anche durante le crisi dei “subprime” del 2008 e dei “debiti sovrani” del 2011, mettendo a disposizione circa 8,6 miliardi per consentire il raggiungimento di maggiori livelli di patrimonializzazione richiesti dalla normativa e condividendo le decisioni del management di riduzione, se non addirittura azzeramento, dei dividendi, per sostenere le politiche di accantonamento a copertura dei crediti di dubbia esigibilità.
Riunite nell’ACRI, il loro organismo nazionale di rappresentanza, le Fondazioni, ancorché abbiano avuto un’origine legislativa, hanno trovato nel suo Presidente, l’avv. Giuseppe Guzzetti, Presidente anche della Fondazione Cariplo, la vera spinta propulsiva. È grazie alla sua sagacia se le Fondazioni hanno completato la loro trasformazione e valorizzato la loro autonomia attraverso:
◦ la Carta delle Fondazioni, con la quale nel 2012 si sono date regole, basate sulla trasparenza, per la gestione del patrimonio, dell’attività erogativa e introducendo norme volte ad assicurare l’indipendenza degli organi;
◦ il Protocollo d’intesa con il MEF dell’aprile 2015, definito “uno strumento originale e moderno di disciplina dei rapporti fra vigilante e soggetti vigilati” che, nel solco della Carta delle Fondazioni, ne rafforza la diversificazione degli investimenti e ne disciplina in termini più stringenti la governance.
La storia delle Fondazioni, sicuramente di successo, dimostra come da un atto di privatizzazione possa derivare un arricchimento non solo dell’ordinamento giuridico, ma anche dell’infrastruttura sociale di un Paese.