FORLANI O NO, CONTE BASTA CHE FUNZIONI

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padellaro

Quando, qualche domenica fa, alla festa del Fatto, paragonai una risposta un tantino arzigogolata di Giuseppe Conte all’eloquio di Arnaldo Forlani

Il mio voleva essere un apprezzamento, sia pure in tono scherzoso. Visto e considerato che il vecchio leone democristiano, noto per la sua abilità nel menare il can per l’aia, fu uno dei protagonisti assoluti della Prima Repubblica: segretario dello Scudocrociato (quando la Dc era la Dc), presidente del Consiglio, ministro degli Esteri e molte cose ancora. Tanto che non è azzardato sostenere che forse, anche grazie a quello stile così cauto, misurato e non di rado circonvoluto, non soltanto Forlani ma l’intera classe dirigente di Piazza del Gesù (pensate ai discorsi di Aldo Moro) seppe radicarsi ed esercitare il potere per oltre mezzo secolo nei palazzi della Repubblica. Infatti, giudicare un leader politico da come si esprime è inevitabile, a patto che ogni valutazione sia collocata nel giusto contesto. Per farla breve, è del tutto evidente che il linguaggio di un avvocato affermato, nonché cattedratico di lungo corso, sarà e resterà quello degli studi legali e delle aule universitarie. Quando poi questo signore, già forbito di suo, viene catapultato a Palazzo Chigi e da qui nelle cancellerie di mezzo mondo, è abbastanza difficile che esterni la stessa ribalda brillantezza di un Beppe Grillo. Oppure lo stile del parlo come mangio (e del mangio come parlo) di un Matteo Salvini. Ma, soprattutto, non v’è chi non veda che il momento storico nel quale Giuseppe Conte si è ritrovato alla guida del M5S non sembra dei più propizi. Alla vigilia di elezioni nelle grandi città che, stando ai sondaggi, sembrano già perse in partenza. Con un M5S che si sfarina a Roma mentre in periferia è fuori dai radar.

Con un governo Draghi da sostenere obtorto collo, poiché farlo cadere avrebbe come unica alternativa il voto anticipato e dunque per i malconci grillini un disastro annunciato. Insomma, come dicevano le nostre mamme quando non era aria, una parola è poca e due sono troppe. Infine, noi giornalisti siamo esigenti per contratto, ma per chi fa politica vale sempre e comunque il titolo del film di Woody Allen: Basta che funzioni. Nel caso di Conte, ci vorrà un annetto buono per capire se avrà funzionato (a meno che non si stufi prima lui)

Ps. A chi lo criticava, Forlani rispondeva: potrei parlare per ore e non dire nulla. Ecco magari questo no.

Antonio Padellaro