G20, Mentana: “Sul clima non c’è nessun accordo, bensì un auspicio”

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Un impegno a non far crescere la temperatura del pianeta oltre un grado e mezzo entro metà del secolo: questo non è un accordo, né tanto meno un successo

È un auspicio, una linea di tendenza presa da leader perfettamente consci del fatto che tra il 2050 e il 2060 saranno fatalmente dimenticati da un pezzo.

Fare un vero passo, verificabile e vincolante, è del resto maledettamente difficile. I grandi paesi emergenti dell’Asia (metà dei viventi) hanno buon gioco a ricordare che, è vero, i rischi riguardano tutti, ma l’Oriente è arrivato a inquinare duecento anni dopo l’industrializzazione occidentale, per secoli fattore decisivo del progressivo inquinamento e del cambiamento climatico dovuto all’uomo. “Ora che esplode la nostra crescita non potete imporre un vincolo che voi non avete mai dato a voi stessi”.

Ma se la casa comune rischia di bruciare nessun pompiere può stare fermo dicendo “il mio turno non è ancora cominciato”. Cina, India, Russia e gli altri lo sanno, e infatti usano la linea attendista: poi busseranno a forme di compensazione economiche, fiscali, doganali, o del tutto strumentali (come ad esempio l’accettazione del vincolo cinese su Taiwan). Sempre che nel frattempo non ci salvi la scienza con le sue scoperte e le sue innovazioni: è del resto questa la costante della Storia, dai primordi a oggi. Ma non sempre è bastato”.