Significa guardare indietro, e non rendersi conto di quale spirale speculativa ci sia in queste settimane attorno alle dinamiche che fanno schizzare alle stelle il prezzo del gas. Chi paga gli investimenti per produrre più gas? È noto a tutti che le aziende se investono vogliono farlo per avere un ritorno di lungo periodo, quindi è difficile pensare che la via indicata dal ministro sia quella meno gravosa per le casse degli italiani.
Dall’altra parte, invece, ci si chiede di rimettere mano al Pitesai in modo da poter subito accrescere la produzione interna di gas, facendo finta di non sapere che l’Italia non ha quantità di gas per soddisfare i consumi nazionali. Tutto questo mentre l’Europa di dice di andare nella direzione opposta, e di approntare investimenti massicci nelle rinnovabili semplificando gli iter burocratici relativi agli a fotovoltaico ed eolico, e di limitare gli sprechi.
Abbiamo una road map chiara a livello continentale per spingere sull’elettrificazione e uscire una volta per tutte dalle fonti fossili, con le quali stiamo rischiando di giocarci climaticamente il pianeta. Ascoltare un ministro che procede a zig zag su questo fronte, predicando incrementi di energia da fonti rinnovabili per poi razzolare su più gas naturale, ci lascia molti dubbi. Davvero vogliamo tornare alla fine degli anni ’90? Dal ministro ci aspettiamo quanto meno un chiarimento”.



