GATTO LEONE: INTERVENGA PAPA FRANCESCO!

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Il Santo Padre, cui va tutta la nostra umana solidarietà per le condizioni di salute rispetto alle quali auguriamo una piena guarigione e ripresa, dovrebbe mettere fine, una volta per tutte, all’opera di delegittimazione e di mortificazione delle famiglie orientate agli animali d’affezione, come se fossero questi ultimi la causa della denatalità afflittiva del nostro Paese

Così facendo, seppure non siano queste le intenzioni di fondo del Pontefice e dei suoi Fedeli, si finisce con il creare un clima teso a ridurre il livello di attenzione nei confronti di una grande piaga del nostro tempo, ossia il maltrattamento degli amici a quattro zampe – come anche dei piccoli pennuti da compagnia – che si manifesta nelle forme dell’abbandono, e quindi del randagismo, e delle violenze e sevizie.

Le stesse che hanno portato alla morte il piccolo gatto Leone, così denominato dai suoi soccorritori che gli hanno voluto dedicare l’accostamento al re felino per eccellenza per la straordinaria prova di forza con cui Egli ha cercato in tutti i modi, con le proprie piccole gracili unghie, di aggrapparsi alla vita, patendo delle sofferenze che nessuno di noi può immaginare neppure lontanamente.

È molto difficile per me scrivere un editoriale di questo tenore, però non ne posso fare a meno, perché per mia forma mentis adoro gli animali d’affezione, dai canarini ai pony passando per gli adorati mici, poiché essi non sono – a differenza del pensiero oggi dominante fra i vertici delle gerarchie ecclesiastiche – la negazione del concetto di natalità umana; essi, i nostri piccoli amici alati o a quattro zampe, sono soltanto un diverso modo di amare il cosiddetto Creato e le sue meraviglie viventi.

Chi sceglie di amarli al pari di un figlio non commette alcun atto di egoismo, poiché si deve partire dal presupposto che ciascun animale d’affezione sa, nella propria intelligenza non parlante – ma desumibile dagli occhi lucidi con cui ci fissa – che per la propria attesa di vita potrà molto probabilmente avere solo noi come destinatari del suo amore, mentre ciascuno di noi, altrettanto presumibilmente, potrà nel proprio tempo di vita avvalersi della compagnia di più animali domestici.

Per questo, in occasione del prossimo Angelus o della prossima omelia, ci attendiamo che il Santo padre Bergoglio, che come nome del proprio pontificato ha scelto Francesco, onori la memoria di quest’ultimo, non soltanto dal punto di vista del voto di povertà ma altresì da quello del dialogo con gli animali d’affezione, poiché esso altro non è se non una forma di dialogo con Dio e con lo straordinario patrimonio di biodiversità che ci ha messo di disposizione per nutrirci spiritualmente e moralmente.

Per questo il silenzio del Papa su quanto successo a gatto Leone mi ferisce, così come mi fa orrore il silenzio della politica mestierante e politicante, a partire dal Presidente della Regione Campania Vincenzo de Luca, sempre pronto a intervenire in maniera demagogica e populistica su qualsiasi argomento, mentre qui tace totalmente su quanto accaduto proprio sul territorio che dovrebbe amministrare; e a seguire con i presunti parlamentari di fede animalista che siedono alla Camera e al Senato, e da cui ci dovremmo aspettare una proposta di legge che equipari penalmente le violenze agli animali d’affezione a quelle contro le persone.

Sarà pur vero che il Creato non può costituirsi parte civile, ma è allo stesso tempo evidente che una sanzione penale esemplare, sia detentiva che pecuniaria, ha un duplice effetto: allontanare dal civile consorzio degli umani un “mostro” – perché chi sevizia un micio indifeso può o potrebbe avere fatto lo stesso anche nei confronti di una persona – e reperire quelle risorse necessarie a prevenire il randagismo, dotando i Comuni di canili e gattili adeguati, accoglienti e sicuri, e a finanziare corsi di educazione sentimentale e alla affettività nelle scuole. Nelle quali, se si vuole insegnare a non uccidere una donna colpevole solo di avere detto di No, occorre prima di tutto insegnare a non torturare un cucciolo di gatto o a non prendere a calci un capretto.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI