Giachetti: “Conte non sa come si fa il premier”

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Roberto Giachetti, radicale da una vita, già candidato sindaco di Roma per il Pd, oggi è in Italia Viva. Per decifrare le tensioni tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte, lo abbiamo raggiunto nelle ore concitata dell’emergenza coronavirus.

Onorevole, altro che «fascioleghismo»… Non le pare che il governo sia stato superficiale nel gestire le prime fasi dell’epidemia?
«Bah… Mi pare che tutti abbiano riconosciuto che abbiamo adottato le contromisure necessarie».

D’accordo gli appelli all’unità, ma nonostante il numero eli contagi, non siamo in Cina. Perché chi critica sarebbe uno sciacallo?
«La critica dovrebbe essere accompagnata da conoscenza e competenza. Dire che Conte si deve dimettere, che bisogna interrompere Schengen o peggio il titolo di ieri di Libero, è lecito. Tanto quanto uno che ti risponde che soffiando sulla paura fai sciacallaggio politico».

L’emergenza sanitaria allontana la crisi di governo?
Penso che, seppur non risolva i problemi che ovviamente restano, ci voglia il massimo dì responsabilità da parte di tutti adesso».

La «bomba» del Bomba sul governo è scarica?
«Si discetta sul carattere di Renzi – è antipatico, è spregiudicato – per non affrontare le questioni nel merito»

Dice?
«Non credo che la bomba fosse scarica e non so se fosse una bomba. So che Renzi ha tirato fuori due temi importanti».

Quali?
«Il piano Italia Shock e il sindaco d’Italia».

Sono state fatte altre ipotesi: una è che Iv, visti i sondaggi, voglia evitare una legge proporzionale con sbarramento al 5%. L’altra è che Renzi mostri i muscoli in vista delle nomine – c’è pure la Rai.
«Parto dalle nomine».

Prego.
«Da quello che capisco, le nomine delle principali aziende saranno confermate. E chi le aveva fatte? Renzi. In Rai, invece, lo scontro riguarda Pd e 5 stelle».

E la legge elettorale?
«Ribalto la cosa».

Come?
«Se introduci il sindaco d’Italia, nulla ti impedisce di varare una legge proporzionale con soglia di sbarramento. Le dico di più».

Cosa?
«Bisognerebbe apprezzare che a mettere in campo questa proposta sia uno che, in base ai sondaggi, non sarebbe in grado di competere».

Non è un modo di buttare la palla in calcio d’angolo?
«Per tutti è un problema che chi vince le elezioni poi non riesca a governare. Molti hanno individuato soluzioni simili, come il semi presidenzialismo. Ma se una soluzione la propone Renzi, che è antipatico e spregiudicato, allora si dice che vuole buttare la palla in calcio d’angolo».

Voi a Conte chiedete quattro cose: sblocco dei cantieri, abolizione del reddito di cittadinanza, riforma della giustizia e sindaco d’Italia. È improbabile che passino. Cadrà il governo?
«Io non darei per scontato che Conte dica “arrivederci e grazie”».

No?
«Una cosa come il piano Shock, per l’Italia significherebbe lavoro, sviluppo, investimenti, sicurezza. E noi indichiamo un modello per bypassare la burocrazia».

Che modello?
«Non cito Expo. Prenda il ponte Morandi: c’è un bravissimo sindaco che, con poteri da commissario, sta realizzando in poco tempo un ponte per cui normalmente si sarebbero impiegati anni».

Senza dubbio.
«Ecco: individuati opere e finanziamenti, bisogna stabilire una procedura che funziona: è quella del commissariamento».

E se Conte risponde picche, gli ritirate il sostegno.
«Renzi l’ha detto e ripetuto».

Ma puntate a una trattativa, no?
«Di sicuro Renzi non andrà a dire a Conte: “Questa è la minestra, mangiatela se no me ne vado”».

Di sicuro, non sarà abolito il reddito di cittadinanza.
«I risultati di quella misura sono sconfortanti. Cambiare questa cosa è nell’interesse di Renzi o del Paese? Quei soldi mettiamoli per abbassare le tasse ancora di più».

Il Pd vuole sostituirvi con i responsabili. Eppure, anziché fughe da Iv verso i dem, si sono visti due ingressi nel partito di Renzi. Segno del cattivo stato di salute del Pd?
«Lo stato di salute non è cattivo, è drammatico. Il Pd sta tornando a 30 anni fa».

In che senso?
«Certi tratti giustizialisti sono come quelli del Pci».

L’intesa con il M5s ha influito?
«Sulla giustizia hanno completamente calato le braghe. Sulle nomine Rai vedremo come andrà a finire. E sui decreti Sicurezza…».

Già. Li cancellate?
«Se si dovesse applicare il metodo usato con Italia Viva, con tre partiti che si mettono d’accordo e il quarto che deve obbedire… Beh, sui decreti Sicurezza, noi, Pd e Leu la pensiamo allo stesso. i 5 stelle devono obbedire?».

Perché il Pd s’è uniformato alle posizioni dei grillini anche dopo quando ci si aspettava un cambio dei rapporti di forza?
«Non lo chieda a me… Che sarebbe andata così io l’avevo capito un po’ in anticipo, tant’è che me ne sono andato dal Pd».

C’è uno scambio? La prescrizione per una linea più morbida sulle concessioni ad Autostrade?
«Solo che su Autostrade il Pd non ha ancora portato a casa il risultato. Della politica degli scambi non me ne frega niente. Le dico che vedere la civiltà giuridica di questo Paese svenduta così, mi raccapriccia».

Poniamo che Conte cada. Renzi vuole un governo istituzionale con Marta Cartabia premier?
«Noo… Guardi, se un giornalista dice una cazzata chiamandola retroscena, tutti gli altri, per il terrore di prendere il buco, ne parlano come fosse una cosa seria».

Sergio Mattarella era serissimo, però, quando ha detto che dopo il Conte bis non può esserci altro governo in questa legislatura.
«Mattarella non vuole forzature. Se Conte mantiene la maggioranza al Senato senza di noi, il presidente non ci rimanderà alle urne. E poi c’è una questione tecnica».

Il taglio dei parlamentari?
«Sì. Bisogna ridisegnare i collegi ed è matematico che, prima di ottobre, non si potrebbe votare».

Quindi?
«Servirebbe un altro governo. In più, a ottobre non si vota perché c’è l’incombenza della manovra, con il doppio di clausole Iva rispetto a quelle disinnescate quest’anno. Così si slitta a febbraio 2021».

Non è che ha ragione chi dice che Renzi sta facendo una boutade, perché teme che Conte gli soffi l’elettorato centrista?
«Qui mi mette in difficoltà…».

Ah sì?
«Sì, perché non penso che nel 2020 esista il tema dell’elettorato centrista o moderato. Semmai abbiamo un segmento, il 53-54% dell’elettorato, che non si riconosce in nessun partito. E non è mica gente “moderata”, anzi».

Voi guardate a questi?
«Un blocco riformista potrebbe pure avere la maggioranza».

E il Conte che non vuole definirsi né garantista né giustizialista non ha appeal?
«Non ce l’ha nemmeno il Conte che non vuole definirsi né di destra né di sinistra. Non è il profilo del leader che possa attrarre un elettorato al quale non piace il panorama politico attuale. Certo, lei mi dirà che secondo i sondaggi, gli italiani hanno fiducia in lui».

Così pare…
«Ce l’avevano pure in Paolo Gentiloni premier…».

Quindi Conte lo boccia?
«Ha avuto una grave deficienza: non ha minimamente compreso qual è il ruolo del presidente del Consiglio».

Che intende?
«Il presidente del Consiglio ha il compito di trovare una sintesi politica. Sulla prescrizione invece ha voluto imporre una legge fatta dal governo precedente. Anziché aizzare le ragioni di una parte, doveva trovare una mediazione».

Conte, il Pd di Nicola Zingaretti, i grillini. Tutti i problemi che si sono presentati non li immaginavate quando avete voluto fare il governo, con quello che Renzi si beò di definire «capolavoro tattico»?
«Conoscevamo chi erano i nostri alleati nella coalizione».

Per cui rimane il sospetto che quella mossa, al di là delle nobili giustificazioni sull’Iva da non aumentare e Matteo Salvini che voleva portarci fuori dall’euro, servisse a Renzi per impedire che, andando alle elezioni, Zingaretti gli azzerasse il gruppo parlamentare.
«La ragione che lei ironicamente definisce “nobile”, però, la comprende bene se guarda il Giappone: l’aumento dell’Iva ha fatto precipitare il Pii del 6,3%».

Andiamo al punto.
«Il punto è che proprio perché non temiamo il voto, non siamo entrati in questo governo con lo spirito di accettare qualunque cosa pur di rimanerci».

No?
«Perciò mi auguro che il premier ascolti cosa ha da dirgli Renzi e si faccia carico di trovare una sintesi che metta d’accordo le forze di maggioranza. Se non succede, non siamo noi ad andarcene: sono loro che ci cacciano».

Dovranno poi capire con chi sostituirvi…
«Per questo, bussi a Goffredo Bettini…».

Sindaco d’Italia, sblocco dei cantieri… Il leader leghista ha detto che su alcune cose Renzi ha ragione. Avete un accordo con Salvini?
«Al di là delle antipatie personali, Salvini non può non dire che quei punti non sono la strada che va battuta. Non ci sono complotti e incontri segreti. C’è un fatto».

Ossia?
«Renzi ha messo insieme cose che il 95% delle forze politiche reputa giuste. Ovvio che il sindaco d’Italia guardi pure a destra».

Evoca il presidenzialismo.
«Non solo. C’è anche un metodo che Renzi ha adottato anche con il tanto vituperato Rosatellum, la legge più votata nella storia: quando si lavora sulle regole, ci vuole la più ampia condivisione possibile. Se ci fosse un po’ di lungimiranza, a ragionare non dovrebbe essere solo il centrodestra, ma anche il Pd».

Il governo cade? Più no che sì. Dialogo con il centrodestra? Siamo disponibili. La sintesi è corretta?
(Risata) «Funziona. Sulle riforme, dialoghiamo con chi ci sta. Se il governo cade, dipende da Conte».