Guerra: basta salti tra gli scaglioni Irpef, serve una progressività continua

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Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’economia per LeU, nella maggioranza sembra esserci un derby: il Pd preme per il taglio del cuneo fiscale, cioè delle tasse sul lavoro, mentre il Movimento 5 Stelle per la riforma dell’Irpef, cioè l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Lei da che parte sta?

E’ evidente che la maggioranza ha ipotizzato un percorso in due tappe, mettendo in questa legge di bilancio i fondi per il taglio del cuneo fiscale e rimandando all’anno successivo un intervento sull’Irpef. Non so se sia davvero un derby, forse è più una necessità di confronto. La cosa importante è che l’intervento sul cuneo di adesso sia coerente con quello che faremo sull’Irpef in futuro.

In che senso?

Tagliare le tasse sul lavoro a chi ha redditi bassi e medi deve preparare il terreno a un intervento che alleggerisca le imposte sul reddito per le persone fisiche, non solo per il lavoro dipendente, sempre nella fascia medio bassa. Con l’obiettivo di salvaguardare il principio della progressività e di eliminare alcune anomalie, come ad esempio il salto tra il secondo e il terzo scaglione. anzi, su questo punto noi avremmo una proposta più radicale.

E quale?

Al di sopra di una certa soglia di reddito che consente l’esenzione ci potrebbe essere una progressività lineare. Non tre o cinque scaglioni ma una aliquota che cresce in modo continuo rispetto al reddito. Un po’ come fanno in Germania.

Sottosegretaria, le ricette sono tante ma tutte si scontrano con un dato di fatto: l’anno prossimo ci sono da disinnescare 20 miliardi di clausole di salvaguardia. Sono soldi da trovare per evitare che le tasse non salgano, altro che diminuirle.

Certo. Per questo, sull’evasione fiscale, occorre fare non un passo indietro ma due in avanti. E sempre per questo dobbiamo allargare la base imponibile, sfoltendo quelle selva di detrazioni, deduzioni e regimi sostitutivi dietro la quale spesso si nascondono gravi iniquità.

Lo dicono tutti i governi, compreso il vostro prima di questa legge di bilancio. Ma poi tutti lasciano perdere perché alla fine sempre di un aumento di tasse si tratta. E nessuno vuole sentirsi dire che abbassa le tasse con una mano e le alza con l’altra.

Credo che sia arrivato il momento di affrontare questo tema, se vogliamo davvero intervenire sull’Irpef. Altrimenti c’è il rischio di sfondare i conti, ma credo che nessuno lo voglia. In ogni caso non c’è stato ancora un confronto diretto su questo punto.

Ecco, a proposito di confronto diretto: a mezza voce nel Movimento 5 Stelle si lamentano di essere tagliati fuori nelle decisioni sull’economia. Sarebbe tutto nelle mani del ministro Roberto Gualtieri, dicono, e dei suoi vice Pd al ministero. Le cose stanno davvero così?

La manovra è stata oggetto di ripetuti incontri sia qui al ministero che a palazzo Chigi. E’ vero che senza l’assegnazione delle deleghe ai sottosegretari il campo dell’istruttoria è inevitabilmente concentrato non tanto nelle mani dei partiti quanto in quelle dei gabinetti dei ministri. Ma resta il fatto che le decisioni politiche più importanti sono state sempre condivise.