Guerra e crisi economica, scatta la corsa all’oro bene rifugio per eccellenza

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L’invasione russa dell’Ucraina ha molte conseguenze, prima di tutto un devastante impatto umanitario.

Ma, sottolinea James Luke, gestore del fondo Schroder ISF Global Bond, Schroders “pur non potendo ignorare il numero di persone direttamente colpite, in quanto investitori siamo consapevoli che questo è un momento di grande incertezza.”

Secondo l’analisi di Luke, riporta Radiocor, “durante i periodi di turbolenza sui mercati, gli investitori tornano a guardare all’oro, che viene percepito come un bene rifugio. Quando le truppe russe hanno invaso l’Ucraina il 24 febbraio, il metallo giallo ha raggiunto i 1.974 dollari/oncia, il massimo da settembre 2020.”

Prima della crisi attuale, il prezzo dell’oro si aggirava intorno ai 1.800 dollari/oncia, senza grandi cambiamenti dalla fine del 2020. Storicamente in Europa il bene rifugio per eccellenza è saldamente in mano agli elvetici. Nel panorama europeo, gli svizzeri sanno che “Cash is King”: le riserve totali di valuta estera e riserve auree della Svizzera ammontavano, nel 2018, a 679,3 miliardi di dollari, più del Pil annuale del Paese, che vanta più riserve in valute e in oro della Germania e della Russia messe insieme, secondo le stime di Statista. L’Italia risultava nel periodo al sesto posto nel contesto europeo, con 136 miliardi di dollari.

Gli Stati Uniti hanno le più grandi riserve auree al mondo, pari a oltre ottomila tonnellate.