Ho letto la risoluzione votata dal Parlamento europeo e che ha animato un confronto acceso

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La critica di chi non l’ha condivisa verte sulla equiparazione tra nazismo e comunismo, elemento che dal testo emerge in più passaggi con riferimenti espliciti a episodi storici (il patto Molotov-Ribbentrop) e ai regimi dittatoriali espressione prima dello stalinismo, successivamente del blocco sovietico.

Il testo, come spiegano esponenti del gruppo socialista, è frutto di una mediazione tra i diversi gruppi parlamentari.

È evidente che su un tema simile un post appare quasi ridicolo. Parliamo di un capitolo enorme che ha riempito scaffali di biblioteche. Parliamo anche di passioni umane, lotte, culture politiche e appartenenze di masse nel corso del vecchio secolo. Per questo oserò solo poche frasi.

Considero l’equiparazione tra nazismo e comunismo irricevibile, ma è giusto motivarlo.

Considero lo stalinismo un cancro, un male estirpato e all’origine di misfatti e delitti che la Storia ha fotografato in tutta la loro enormità. Considero taluni regimi sorti in nome del comunismo artefici di colpe e stragi che nessun giustificazionismo può non dico assolvere, ma neppure ridurre nella loro portata devastante e tragica.

Detto ciò vi sono due notazioni necessarie.

Una riguarda la storia della seconda guerra mondiale e il ruolo che vi svolsero le potenze impegnate a sconfiggere il male assoluto del nazismo. Conoscere quella storia è premessa per non stravolgerne il significato, cosa che il testo in questione ignora sino ad alterare.

L’altra è la natura che alcune forze politiche, partiti e movimenti, esplicitamente parte della cultura comunista hanno conosciuto. Il comunismo italiano è stata una di quelle forze e non è accettabile una lettura semplificata della realtà se il traguardo è formare le generazioni entranti a una consapevolezza critica del passato, loro e di quello degli altri.

Il testo licenziato l’altro giorno a me pare scritto male e confuso in diversi passaggi. Mescola concetti del tutto condivisibili a formule talmente generiche da apparire colpevoli per la loro superficialità.

Penso che su temi cosi rilevanti per la coscienza comune di un continente oggi argine all’attacco ai principi della democrazia sarebbe utile, sempre, una serietà e un rigore del dire e dello scrivere che male si concilia con l’esercizio frettoloso di una mediazione linguistica trovata in extremis per motivi di forma.