I COSTI DELLE BOLLETTE RIPRENDONO A CORRERE

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L’intervento del governo per calmierare gli aumenti in bolletta non basta giù più

Il risultato: le famiglie più povere rischiano di dover decidere se fare la spesa o scaldarsi. Non solo: anche la famosa “ripresa” è a rischio. L’inflazione indotta dall’aumento dei prezzi rischia di deprimere i consumi e la domanda interna e di riportare il Paese alle soglie della stagnazione. Tutto questo in uno scenario che vede il Paese con un debito pubblico mostruoso sulle spalle.

“La tregua sui mercati dell’energia è già finita – scriveva qualche giorno fa Luca Pagni sulle pagine di Repubblica –. I prezzi delle materie prime che determinano i costi della bolletta hanno ripreso a correre. Dopo i ribassi delle ultime due settimane, ieri le quotazioni del petrolio e, soprattutto, del gas naturale sono tornate a salire. Non una buona notizia in vista dell’arrivo della stagione invernale; ma ancora di più hanno allarmato il mondo delle imprese per le conseguenze sui bilanci da un lato e per la ricaduta sui consumi dall’altro, a partire dalla ripresa dell’inflazione.

Nonostante dalla Bce siano arrivate rassicurazioni sul fatto che si tratti di una «fiammata temporanea», scrive Pagni, destinata a esaurirsi a partire dal secondo semestre del 2022, già i prossimi mesi potrebbero rivelarsi fatali per la sopravvivenza di piccole e medie imprese e per la redditività delle grandi, alle prese con i costi che per la componente energia sono quadruplicati in media da inizio anno.

“E le previsioni non sono per nulla favorevoli: secondo le indicazioni degli esperti la corsa dei prezzi dovrebbe proseguire almeno fino a primavera, anche se più rallentata nel primo trimestre del prossimo anno, per poi iniziare la discesa nel secondo – aggiunge Pagni. Questo significa che il conto finale della tempesta che si sta abbattendo sull’energia sarà superiore ai 40 miliardi di maggiori costi, denunciati solo il mese scorso dal presidente dell’Autorità dell’Energia Stefano Besseghini.”

Ancora più consistente il rialzo del gas: sul punto di scambio in Olanda (il principale in Europa), il prezzo è salito fino a 11 punti percentuali. In questo caso, la causa è da ricercarsi nella politica di Gazprom: il colosso controllato dal Cremlino non ha ancora mantenuto le promesse fatte nelle ultime settimane da Vladimir Putin alla Ue (il suo maggior mercato) per un maggior invio di gas verso i suoi depositi in Germania e Austria, per riempire i depositi in vista dell’inverno e calmierare le quotazioni.

“In attesa degli eventi, c’è chi ha cominciato a fare due conti. Non proprio positivi: l’allarme è di Confcommercio e riguarda una possibile fiammata dei prezzi al consumo. L’energia è la voce più consistente nella ripresa dell’inflazione salita al 2,9% (tra l’altro uno dei dati più bassi d’Europa) – conclude Pagni – Secondo l’Ufficio studi dell’associazione, nell’ipotesi di un aumento al 3% si perderebbero circa 2,7 miliardi di consumi che potrebbero arrivare a 5,3 miliardi se l’inflazione arrivasse a un +4%. Per il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli la riduzione dei consumi potrebbe «rallentare la crescita del Paese» e l’unico antidoto sta «nell’usare presto e bene le risorse del Pnrr e iniziare a ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie».”

Ernesto Preatoni