I numeri relativi al Covid sono ben più che incoraggianti

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Sempre meno pazienti in terapia intensiva e sempre più dimessi. La crescita di nuovi casi nelle varie regioni è compresa tra lo 0.1 e 0.2% sul giorno precedente, pressoché ferma.

I pazienti con il COVID che si presentano oggi alla nostra attenzione sono profondamente diversi da quelli che arrivavano nei nostri ospedali a marzo/ aprile. Per usare un paragone comprensibile ai miei figli ho chiamato in causa il mondo animale: a marzo/ aprile il COVID era una tigre, oggi è un gatto selvatico addomesticabile. Perché? Meno carica virale e meno virulenza? Entrambe le ipotesi sono valide, attendiamo conferme dai laboratori di virologia, già anticipate dal San Raffaele e dall’ospedale di Brescia. Non si dica però che oggi il virus è meno letale perché siamo più bravi o perché i pazienti arrivano prima in ospedale. E’ vero che siamo più bravi, ma la presentazione clinica e l’esordio della malattia oggi sono molto diversi.

Capitolo passaporto sanitario per recarsi in alcune regioni: lo trovo poco in linea con la privacy dei pazienti. Creerebbe un precedente: chiedere agli italiani di esibire la negatività del tampone o quella della sierologia equivarrebbe a chiedere a un giovane di esibire il test per l’HIV o per la sifilide negativo, prima di entrare in una discoteca. A mio avviso le informazioni dovrebbero restare sensibili e valutate esclusivamente dai medici.

Ho trovato infine interessante un articolo scientifico sud-coreano in cui si dimostra che chi torna positivo dopo due test negativi non contagia e soprattutto non va considerato il caso come una nuova infezione, ma è sempre la stessa che continua con minor forza e contagiosità. Da approfondire.