Ieri mattina a Tripoli, in Libia, dove ho incontrato il presidente Serraj

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Continuiamo a lavorare per il rispetto dell’embargo sulle armi e per portare le parti a un cessate il fuoco permanente.
La comunità internazionale oggi davanti a sé ha molti dubbi e una certezza, che i bombardamenti del 2011 furono un errore imperdonabile, tanto che ne stiamo ancora pagando le conseguenze.
Ma ora è arrivato il momento di dare un segnale diverso.
L’Italia sarà determinante in ogni scelta europea. Nessuno come noi conosce la Libia, nessuno come l’Italia ce l’ha a poche centinaia di chilometri dalle proprie coste.
C’è un rischio terrorismo che non possiamo sottovalutare, Paesi che ignorano la pace e che continuano ad armare le parti sul terreno. Non possiamo accettarlo.
Stiamo avendo un approccio inclusivo, coinvolgendo tutte le municipalità libiche e dialogando con tutte le realtà. L’obiettivo è ristabilire le adeguate condizioni di sicurezza affinché le nostre imprese possano anche tornare ad investire.
Non è una strada, è la strada. Quella del buon senso e di chi ha davvero a cuore il destino del popolo libico e la sicurezza dei suoi cittadini.