Il 3 ottobre del 2013 sono annegate nel Mar Mediterraneo 368 donne, uomini, bambine e bambini

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L’impianto normativo che regola l’immigrazione, la Bossi-Fini, non solo non è stato superato, ma nel tempo sono andati ad aggiungersi altri ostacoli.
Pian piano ci siamo abituati a sentire di violenze, minacce, stupri, torture, morti nella rotta balcanica, nei lager libici, nei campi di detenzione a Lesbo, nel mar mediterraneo…
Pian piano ci siamo assuefatti.

Ci hanno raccontato che le leggi che respingono, che impediscono di soccorrere donne, uomini, bambine e bambini sono leggi giuste, sono leggi giuste per noi e giuste per loro.
Ci hanno raccontato che per evitare di far arricchire i traghettatori sporchi e cattivi, bisogna foraggiare i trafficanti, quelli seri, in uniforme o giacca e cravatta, quelli che non si sporcano le mani col kerosene, telefono satellitare e bussola, bisogna fare accordi con quelli che siedono al tavolo a parlamentare con il nostro governo, e poi… ? poi se la vedranno tra di loro.
Ci hanno spiegato che per meritare di essere chiamati italiani e italiane, bisogna sgobbare un po’ di più di prima, e quando lo diventi, riga dritto perché a te la possono anche revocare la cittadinanza. E mentre aspetti quel documento, per questioni amministrative, tu che conosci solo questo paese, puoi essere espulso e ti viene imposto di “tornare” (che tornare non è perché non ci sei mai stato, come mi scrive oggi Luca) al “tuo” paese.

Ci hanno spiegato che Prima Gli Italiani è una frase che si può dire senza vergogna.
Ci hanno spiegato che l’empatia è da radical chic
Ci hanno cambiato le parole. Ci hanno buttato lì un “clandestino” con quel tono è quello sguardo che accompagna quella parola. Pochi giorni fa un creatore di leggi e di parole ostili, ha voluto ripetere più volte quella parola CLANDESTINO, CLANDESTINO, forse per farla entrare in testa anche a chi si ostina, ancora oggi, a ricordare quello che è successo il 3 ottobre di 7 anni fa e che continua a succedere oggi.

Antonella Bundu