IL CONTROLLORE? PAGATO DALLE AZIENDE FARMACEUTICHE CHE DEVE CONTROLLARE

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di Mario GIORDANO

La domanda che vi potete fare è: ma non c’è nessuno che controlla? La risposta: ovvio che sì!Sono in tanti a controllare. La decisione se immettere o no un farmaco sul mercato viene prese a livello europeo: la meravigliosa Ue infatti ha creato un’altra apposita agenzia (se ne sentiva la mancanza) cui demandare il potere di vita e di morte di ogni medicinale. Il suo nome  è EMA (European Medicines Agency) ed ebbe una certa notorietà nel 2018 quando fu deciso il suo trasferimento causa Brexit. La sua sede infatti era a Londra. Dopo il voto della Gran Bretagna per uscire dall’UE, due città si candidarono all’autorevole successione: Amsterdam e Milano. Fu scelta la prima… e come? Con un’attenta valutazione degli esperti? Con un rigoroso controllo di costi e benefici? Con uno studio ponderato sulle varie conseguenze? Macchè! Con il sorteggio. E già questa la dice lunga. Addirittura nel febbraio 2019 l’agenzia s’è trasferita ad Amsterdam senza nessuna clausola prevista di recesso del contratto di affitto del palazzo di Londra. Per cui continueremo a pagare circa 500milioni di euro per affittare l’ex palazzo dell’EMA che rimarrà vuoto sino al 2039. Hai voglia poi, ad autorizzare dei Maalox… Ma queste sono quisquiglie (si fa per dire). Il vero punto è che l’EMA con i suoi 25 anni di vita, 36 amministratori e 890 dipendenti è un gigantesco carrozzone spesso finita sotto accusa per scarsa trasparenza. Tra i fatti clamorosi il primo fu quello di Liam Grant, un irlandese, che chiese all’agenzia la relazione sugli effetti collaterali dell’isotretinoina usata dai farmaci contro l’acne. Suo figlio s’era tolto la vita e lui sospettava possibili collegamenti fra il suicidio e quella sostanza. Ebbene la relazione non fu resa pubblica, qualche anno però, con motivazioni diverse, i farmaci a base di isotretinoina furono ritirati dal mercato. Successivamente anche alcuni articoli di “Lancet” (2010) attaccarono l’EMA per scarsa trasparenza. E nel 2016 sono arrivati gli esperti del Nordic Cochrane Institute che hanno accusato l’agenzia europea di manipolare gli stui sui vaccini contro l’Hpv, Human Papilloma Virus (anche se va detto che su questo Nordic Cochrane Institute, uno degli organismi mondiali più attivi nella lotta per diffondere informazioni corrette in campo sanitario, si è spaccato ed è stato travolto dalle polemiche). Resta incerto ed oscuro il bilancio dell’EMA dove siamo al centro del mistero glorioso del sacro business della pillola. Il bilancio che dipende dai contributi delle case farmaceutiche, nel 2020 ad esempio su 358 milioni di euro messi a budget, 307 arrivano da quest’ultime. Solo 51 dai fondi dell’Unione Europea, il che significa che 84 per cento di quello che incassa l’agenzia dei controllo arriva dalle case farmaceutiche che la stessa dovrebbe controllare. E sarà pur vero che, come dicono in Europa per salvarsi l’anima, i “clienti dell’agenzia pagano per le procedure e non per l’esito” (e ci mancherebbe), e che  l’agenzia “assicura di procedere in modo indipendente” (e va be’), ma il sospetto resta. Per molti esperti, il prof. Garattini per esempio, si ritiene che sarebbe giusto immettere un nuovo farmaco in commercio solo in caso di “valore terapeutico aggiunto”, vale a dire solo se cura di più e meglio rispetto ai farmaci già esistenti in commercio. Ma questo non è possibile, perchè per legge, le valutazioni dell’EMA devono avvenire solo sulla base di tre parametri: sicurezza, efficacia e qualità. Il farmaco dev’essere sicuro (meno male), efficace (per fortuna) e non dev’essere velenoso (e ci mancherebbe). Nessuno giudica se è davvero utile. “Durante le riunioni dell’EMA io ci ho provato” mi racconta un ex membro dell’agenzia. E prosegue: “Quando si doveva votare l’ammissione di un nuovo farmaco, alzavo la mano dicendo: ma siamo sicuri che sia necessario? Aggiunge qualcosa di nuovo? Cura meglio degli altri? Ogni volta l’avvocato delle aziende farmaceutiche, sempre presente in seduta, mi bloccava dicendomi: la legge non prevede questa valutazione. E purtroppo aveva ragione, la legge europea prevede dolo la valutazione di sicurezza, efficacia e qualità”. In termini semplici la legge europea favorisce la lobby del farmaco in modo smaccato e l’EMA finisce oggettivamente per assecondarla. Il risultato è quello descritto: riempiamo il mercato di farmaci inutili sempre più per la gioia di chi li produce e non di chi li consuma. Non a caso l’EMA con soddisfazione si sofferma sul numero delle nuove autorizzazioni: “In vent’anni abbiamo dato il via libera a 975 farmaci, nel 2017 ne abbiamo approvati 92 e nel 2018 84”. E i pareri negativi? Si contano sulle dita di una mano: nel vero senso della parola! Nel 2018, per dire, sono stati solo cinque… Chissà come mai!

tratto dal libro SCIACALLI

VIRUS – SALUTE E SOLDI