IL FALLIMENTO DELLA SANITÀ DI DE LUCA

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L’area della provincia di Salerno conta ad oggi di una dotazione di 3.800 posti letto e 19 punti di accesso alla rete dell’ emergenza con 1 DEA di 2liv., 6 DEA di 1 liv, 6 Pronto Soccorso e 2 PS in deroga (P.O. Agropoli, P.O. Castiglione di Ravello) oltre i PS degli stabilimenti aggregati ai DEA. Una dotazione abnorme se non fosse che la maggior parte dei presidii non è assolutamente adeguata alla sua classificazione, nè dal punto di vista strutturale nè per la dotazione organica. Questo è il retaggio di Vincenzo De Luca con una regione ultima in Italia per capacità di spesa delle risorse sanitarie.

Solo il 53,9% infatti viene destinato a garantire i livelli essenziali. La fotografia della realtà salernitana è nei fatti desolante. L’accentramento dei servizi in poche grandi strutture per mere esigenze finanziarie e l’abbandono dei territori rurali e periferici sono scelte che pagheremo per decenni sulla nostra pelle. A nulla è valso l’esempio lombardo dove il confinamento dei pazienti in poche grandi realtà pubbliche e private ha aggravato l’emergenza covid-19 in modo drammatico. Ci ritroviamo un’area vastissima, territori spesso marginali, dove strutture vuote o semivuote vengono strumentalizzate unicamente per scopi elettorali ad ogni tornata, ma senza mai programmare un piano efficiente.

Pensiamo ai presidii di Agropoli o Roccadaspide smantellati anno dopo anno nonostante le continue inaugurazioni di facciata. Pensiamo a quello di Scafati mai realmente potenziato rispetto ad un bacino che grava unicamente su Nocera Inferiore. Senza tenere conto delle carenze strutturali e di organico di Eboli e Polla che rappresentano i punti di accesso delle nostre aree interne. Un disastro su tutti i fronti di cui leggiamo gli esiti nefasti ogni giorno nelle cronache. Occorre ripensare tutto il modello ospedaliero avvicinando l’assistenza ai cittadini e non viceversa e utilizzando i fondi sanitari in un’ottica di sviluppo di tutto il territorio anziché insulsi fini elettorali.