“Il futuro dei mercati dipenderà dall’atteggiamento di Salvini”, parla Giampaolo Galli

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Quali saranno le conseguenze economiche della crisi di governo? Si paventa lo spettro dell’esercizio provvisorio? Aumenterà l’Iva? I mercati, all’indomani delle parole di Salvini, hanno aperto le contrattazioni in forte ribasso, i Btp sono tornati a salire. Ne abbiamo parlato con l’economista ed ex senatore dem Giampaolo Galli il quale, tra i vari incarichi, ha ricoperto anche quello di capo economista di Confindustria.

I mercati sono in fiamme dopo la scelta di Salvini di rompere la maggioranza. Lo spread schizza verso l’alto, cosa aspettarci nei prossimi giorni?

La situazione è delicata, ma la responsabilità dell’andamento dei mercati, in questo periodo, rimane una responsabilità tutta di Salvini. Sta a lui, autore della crisi, assumere impegni che non portino l’Italia al disastro sui mercati nei prossimi giorni. Questa è una responsabilità che spetta a lui: quello che accadrà sulle piazze finanziarie dipenderà molto dalle sue parole.

Cosa ha in mente il leader leghista? Molto del futuro del nostro paese si giocherà sullo scontro con l’Europa

C’è un pericolo molto serio. Non credo che il piano principale di Salvini sia quello di uscire dall’euro o rompere definitivamente con l’Europa. Ma è chiaro che le sue posizioni propagandistiche espresse in questi mesi, uniti al rafforzamento del legame con Russia e in America, rendono probabile la strada della rottura con il Vecchio continente. A un certo punto (prima o dopo le nuove elezioni) è possibile che cerchi di far valere la sua forza per imporre un deficit di bilancio assolutamente incompatibile con la situazione italiana. Una posizione che lo porterebbe a un violento scontro non solo con l’Europa, ma soprattutto con i mercati. A quel punto, bisognerà vedere se avrà il buon senso di tornare indietro, come ha già fatto tante volte, oppure se vorrà arriverà fino in fondo, come molti suoi consiglieri gli suggeriscono di fare. Consiglieri che si trovano non solo in Italia, ma anche in America e Russia.

Oggi la Lega ha accelerato i tempi della crisi presentando una mozione di sfiducia a Conte e sperare di andare al voto entro la fine di ottobre, periodo in cui ci sarà la delicata partita sulla sessione di bilancio. Che pericoli ci sono per la manovra?

Se questi sono i tempi, tutte le interazioni con la Commissione europea sulla manovra dovrebbero essere rimandate a quando sarà insediato il nuovo esecutivo. Perché è chiaro che la manovra debba essere scritta da un governo politico, un Esecutivo legittimato dal voto e non da un governo tecnico che porti l’Italia alle prossime elezioni.

Dunque, il prossimo 15 ottobre, quando tutti i paesi come da accordi dovranno presentare la legge di Bilancio a Bruxelles, l’Italia manderà una versione non veritiera e rattoppata?

Esatto. Peraltro la cosa consentirebbe a Salvini anche un piano alternativo. Ovvero farla fare a un governo tecnico (anche guidato dallo stesso Conte) per poi dire che quel governo ha ceduto all’Europa e che lui quel cedimento non l’avrebbe mai avuto. Ne approfitterebbe di fatto per un’altra campagna elettorale contro l’Europa.

Qualora si andasse al voto a fine anno tornerebbe prepotentemente alla ribalta lo spettro dell’esercizio provvisorio, un provvedimento che vincolerebbe il governo a gestire solo l’ordinaria amministrazione (riscuotere le entrate e pagare stipendi, pensioni, debiti) senza alcun margine di spesa.

L’esercizio provvisorio di per sé non è un dramma. È un segnale negativo, soprattutto per i mercati, ma sarebbe ancora più negativo dare il segnale di una legge di Bilancio che non ha il consenso della forza politica principale.

Sarebbe un rinvio accettato dai mercati?

È difficile fare delle previsioni, ci sono tanti scenari possibili, c’è il presidente della Repubblica che deve prendere decisioni importanti, ma ho l’impressione che l’esercizio provvisorio non debba essere visto come una tragedia. È previsto dalla Costituzione, molte volte è stato utilizzato. Quindi credo sia meglio fare questo piuttosto che delle cose raffazzonate e pasticciate tramite governi tecnici.

E l’Iva? Scatterà?

Innanzitutto se il prossimo governo si insedierà entro la fine dell’anno, cosa plausibile tecnicamente, potrà essere fatto un decreto in grado di impedirne l’aumento, con l’impegno poi di fare una legge di Bilancio che preveda le coperture. Ma qualora dovesse scattare, accadrebbe soltanto per pochi giorni, forse un mese. Appena insediato, il nuovo governo potrebbe riportarla al livello precedente. Certo, non è uno scenario auspicabile, ma non mi pare che l’aumento dell’Iva debba essere la vera preoccupazione.

Uno scenario, parlando di manovra, potrebbe essere quello in cui Salvini permette a Tria e Conte di scriverla, per poi schierarsi contro in campagna elettorale.

In questo senso deve esserci chiarezza. La manovra dovrà farla un governo che potrà assumersi le proprie responsabilità di un eventuale scontro con l’Europa e con i mercati.                                                         fonte