Per il Governo meglio far trivellare ovunque dai petrolieri anziché tutelare gli ecosistemi marini e le attività legate al mare come pesca e turismo.
Come previsto infatti dall’Europa, anche l’Italia deve pianificare il proprio spazio marittimo secondo un approccio integrato che preveda lo sviluppo delle attività economiche e la tutela degli ecosistemi marini. Significa che deve organizzare lo spazio del mare in base alle attività che lo riguardano affinché non entrino in contrasto tra loro e sopratutto che non si sfrutti il mare più di quanto consentito, per evitare di depauperare in modo irreversibile l’ambiente.
Eppure oggi il Governo intende dare priorità allo sfruttamento delle risorse del mare anziché la sua tutela, in palese conflitto con il Green Deal europeo. Per questo motivo ho presentato un’interrogazione parlamentare ai ministri delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili e della Transizione Ecologica chiedendo loro se intendano chiarire le cause del ritardo nell’approvazione dei piani di gestione dello spazio marittimo, nonché precisare quando ritengono che tali piani saranno approvati e in che termini la pianificazione spaziale marittima dovrà considerare quanto previsto dal PiTESAI, il piano che individua le aree dove si potrà continuare a trivellare e che attualmente è nella fase di consultazione pubblica.
Perché è proprio questo il punto: si dovrebbe prima dare priorità alla pianificazione marittima e casomai in base a quest’ultima definire il PiTESAI. Il Governo vuole trivellare a mare e a terra, sotto costa e nelle aree che dovrebbero essere protette, dando priorità agli interessi dei petrolieri e non importandosene di far pagare agli italiani multe salatissime all’Europa. In sostanza, se non si individuano prima le aree marine da tutelare, come si fa a decidere dove si può trivellare? Cosa vogliono fare i ministri? Dare priorità allo sfruttamento delle risorse anziché alla gestione del mare in chiave ecosistemica?
