Il Parlamento non può chiudere, dicono con enfasi in molti in queste ore difficili

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orfini
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E hanno ragione (enfasi a parte, che non fa per me).

I parlamentari facciano il loro lavoro – come medici e infermieri – senza pretendere di farlo da casa, strillano in tv insopportabili tribuni populisti di sinistra e destra. Peccato che nessuno stia proponendo lo smart working parlamentare.

E allora mettiamo ordine.

– nessuno vuole chiudere il Parlamento. Anzi. Di fronte a quello che sta accadendo e ad alcune decisioni prese è indispensabile che continui a lavorare.

– i parlamentari che non hanno il virus e che non sono in quarantena preventiva per aver incontrato chi lo ha devono continuare ad andare in Parlamento a lavorare. E, nota personale, non vedono l’ora di essere convocati.

– il problema invece esiste per chi ha contratto il virus o è in quarantena. Serve assolutamente trovare un modo per garantire il diritto dovere di partecipare alle sedute per chi si trova in questa sfortunata condizione.

– non è semplicemente una necessità di garanzia dei diritti del singolo deputato, ma del funzionamento democratico del paese: se a un certo punto il numero di contagiati e isolati divenisse troppo grande, il Parlamento non avrebbe più il numero legale per legiferare. E sarebbe così impossibile assumere le decisioni che servono a mettere in sicurezza il paese.
Oltre al fatto che equilibri e rappresentanza territoriale sono oggettivamente falsati dalla casualità del contagio che chiaramente incide.

– il Parlamento però deve lavorare davvero. Non far finta. Procedure ipersemplificate in cui nella sostanza si va in aula solo ad approvare senza discutere e senza emendare quello che fa il governo servono magari a salvare la forma. Ma sono nella sostanza inaccettabili.

Ricapitolando: il Parlamento resta aperto, i parlamentari devono poter andare a lavorare in commissione e in aula.

Ma bisogna cercare un modo di garantire il diritto/dovere di partecipare anche a chi è momentaneamente malato o isolato.
Di questo stiamo parlando. Il resto è pessima retorica antipolitica di cui potremmo e dovremmo serenamente fare a meno.